In questo post di ben 7 anni fa, già prefiguravamo la necessità di trovare una formula per far nascere una filiera dell’insetto commestibile italiano, in quel caso nella forma di un “marchio di qualità”.
Ovviamente erano proposte premature, nel senso che all’epoca il settore nel nostro Paese era praticamente inesistente, ma tratteggiavano un qualcosa che prima o poi sarebbe diventato argomento di attualità.
Sette anni sono un’era geologica, sono successe tantissime cose da allora e l’industria degli insetti commestibili nel frattempo si è strutturata anche in Italia, al punto che ormai in ogni convegno o tavola rotonda dedicati si sente qualcuno parlare di “filiera italiana degli insetti commestibili”. Se ne sente parlare perché è un progetto che porterebbe degli indubbi vantaggi a tutti i partecipanti, anche in termini di capacità di affrontare i mercati esteri con una forza e un peso decisamente diversi.
Ma una filiera non si struttura da sola, semplicemente parlandone in occasioni pubbliche. E’ necessario che gli interessati inizino a parlarne tra loro non più in termini di possibilità, ma concentrandosi su come concretamente farla partire.
“Lo spazio di mercato destinato all’Insetto italiano è potenzialmente protetto, verrà conquistato da altro (o altri) solo se non si riuscirà a delimitarlo chiaramente in modo da poterne anche difendere i confini” – era scritto in quel post ormai lontanissimo nel tempo, ma le cose stanno ancora così.
Oggi il mercato si è aperto, certo rimangono le difficoltà legate all’introduzione in Occidente di un ingrediente tanto innovativo e distante dalla tradizione, ma stiamo assistendo anche all’arrivo di farine di insetti da fuori del continente europeo, segnale che la competizione è già globale.
Poter offrire ai consumatori un elemento distintivo che rappresenti la qualità italiana nell’alimentare è un vantaggio cui non si può rinunciare, fare squadra per raggiungere questo obiettivo un passaggio obbligato.
Sono molti i modi in cui si può declinare il “fare squadra”, modulandolo ad hoc anche per rispettare le autonomie di ciascuno senza depotenziare l’azione di filiera, ma da qualche parte bisogna iniziare.
In questi anni si è continuato a tenere vivo il tema in modalità ipotetica, ma sembra davvero arrivato il momento giusto per finalizzare.
Postilla: in questo palcoscenico mancherebbe ancora un attore: le Istituzioni. Ma da quel lato, soprattutto negli ultimi otto mesi circa, è arrivato di tutto meno che sostegno. Poco male (anche se ovviamente sarebbe stato meglio il contrario). Come si dice, nessuno è indispensabile.
Lorenzo Pezzato