Intervista con Roberto Scherini, autore ed entomologo
Ciao Roberto, raccontaci brevemente di te e della tua passione per gli insetti
Ciao, ho 46 anni e la passione per gli insetti me la porto dietro fin da bambino. Ricordo le ore trascorse nei prati ad osservare queste piccole creature a sei zampe. In particolare la mia attenzione era attirata dagli insetti sociali come le formiche o le api. Ogni volta il microcosmo, questo “mondo parallelo” di minuscole creature, riusciva a sorprendermi sempre più e, negli anni, la curiosità per la natura e l’entomologia si è consolidata. Mi sono laureato in Scienze Naturali a Pavia e successivamente specializzato nello studio di Odonati e Ortotteri (libellule e cavallette). Nei miei lavori attuali, anche attraverso la macrofotografia, cerco di mostrare al pubblico il meraviglioso e variegato mondo degli insetti della cui esistenza e importanza spesso nemmeno ce ne accorgiamo. Il mio motto, da sempre, è racchiuso in un aforisma di Marcel Proust: “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.
Sei un autore, ci ricordi quali libri hai pubblicato finora?
Sono coautore di tre volumi, due manuali dedicati alle libellule, “Odonati d’Italia” e “Dragonflies and Damselflies of Europe”, ed un volume, appena pubblicato, su grilli e cavallette d’Italia, “Grasshoppers & Crickets of Italy” in lingua inglese.
Sono coautore di tre volumi, due manuali dedicati alle libellule, “Odonati d’Italia” e “Dragonflies and Damselflies of Europe”, ed un volume, appena pubblicato, su grilli e cavallette d’Italia, “Grasshoppers & Crickets of Italy” in lingua inglese.
Sei esperto di grilli e cavallette, cosa ti affascina di queste creature?
Ciò che mi affascina è la varietà di forme e colori che contraddistingue questi insetti. Mi colpisce anche la loro capacità di adattamento ad ogni ambiente: dai prati di alta quota fino alle cantine delle città. Un altro aspetto molto interessante è il loro canto: a tutti sarà capitato di udire, nelle sere di maggio, i canti di corteggiamento dei grilli di campagna ma ogni specie emette dei suoni caratteristici. In Italia abbiamo 382 specie e sottospecie di Ortotteri, molte sono endemiche, cioè esclusive del nostro territorio. Questa biodiversità è una grande risorsa anche per l’uomo e le sue attività produttive, soprattutto nel settore primario.
Ciò che mi affascina è la varietà di forme e colori che contraddistingue questi insetti. Mi colpisce anche la loro capacità di adattamento ad ogni ambiente: dai prati di alta quota fino alle cantine delle città. Un altro aspetto molto interessante è il loro canto: a tutti sarà capitato di udire, nelle sere di maggio, i canti di corteggiamento dei grilli di campagna ma ogni specie emette dei suoni caratteristici. In Italia abbiamo 382 specie e sottospecie di Ortotteri, molte sono endemiche, cioè esclusive del nostro territorio. Questa biodiversità è una grande risorsa anche per l’uomo e le sue attività produttive, soprattutto nel settore primario.
Come sai, grilli e cavallette sono tra gli insetti commestibili che negli ultimi anni si stanno diffondendo molto in Europa come alimento. Cosa pensi dell’entomofagia?
Il consumo di insetti è una pratica alimentare diffusa da sempre in Asia, America Centrale e Africa. I benefici nutrizionali, economici ed ambientali, sono documentati ma la maggior parte delle persone in Europa rifiuta l’idea di cibarsi di insetti, a mio avviso, esclusivamente per motivi culturali. Mettiamo nei nostri piatti i gamberetti che sono animali invertebrati appartenenti al phylum degli artropodi, lo stesso gruppo tassonomico di grilli e cavallette, ma non riconosciamo questi ultimi come possibili prodotti alimentari. Tanto più che i crostacei, come i gamberetti, si nutrono di detriti e materia organica morta mentre le cavallette sono per lo più erbivore. Non saprei ma ho la sensazione che la cavalletta, per dove vive e per quello di cui si nutre, potrebbe anche essere un alimento più salutare di un crostaceo o di un mollusco. L’utilizzo di insetti commestibili potrebbe rappresentare, quindi, un potenziale enorme ed una risorsa sostenibile per soddisfare le esigenze alimentari a livello globale. Inoltre l’allevamento di insetti suppongo possa avere un impatto ambientale inferiore rispetto ai tradizionali allevamenti animali e gli stessi insetti potrebbero entrare nella filiera di produzione trasformati in mangime.
Il consumo di insetti è una pratica alimentare diffusa da sempre in Asia, America Centrale e Africa. I benefici nutrizionali, economici ed ambientali, sono documentati ma la maggior parte delle persone in Europa rifiuta l’idea di cibarsi di insetti, a mio avviso, esclusivamente per motivi culturali. Mettiamo nei nostri piatti i gamberetti che sono animali invertebrati appartenenti al phylum degli artropodi, lo stesso gruppo tassonomico di grilli e cavallette, ma non riconosciamo questi ultimi come possibili prodotti alimentari. Tanto più che i crostacei, come i gamberetti, si nutrono di detriti e materia organica morta mentre le cavallette sono per lo più erbivore. Non saprei ma ho la sensazione che la cavalletta, per dove vive e per quello di cui si nutre, potrebbe anche essere un alimento più salutare di un crostaceo o di un mollusco. L’utilizzo di insetti commestibili potrebbe rappresentare, quindi, un potenziale enorme ed una risorsa sostenibile per soddisfare le esigenze alimentari a livello globale. Inoltre l’allevamento di insetti suppongo possa avere un impatto ambientale inferiore rispetto ai tradizionali allevamenti animali e gli stessi insetti potrebbero entrare nella filiera di produzione trasformati in mangime.
Pensi che gli insetti commestibili diventeranno un alimento comune anche in Occidente?
Credo di sì. Le preferenze alimentari non sono immutabili e come accaduto in passato i “gusti” possono cambiare nel tempo: anni fa, ad esempio, il sushi giapponese incontrò qualche resistenza nel mondo occidentale. Alcuni ostacoli, oltre ai motivi culturali, credo siano riconducibili da un lato alla percezione che la società ha dell’utilizzo degli insetti come alimento considerandolo un cibo legato ai Paesi poveri e dall’altro alla mancanza di una legislazione chiara che ne favorisca l’allevamento e la commercializzazione.
Credo di sì. Le preferenze alimentari non sono immutabili e come accaduto in passato i “gusti” possono cambiare nel tempo: anni fa, ad esempio, il sushi giapponese incontrò qualche resistenza nel mondo occidentale. Alcuni ostacoli, oltre ai motivi culturali, credo siano riconducibili da un lato alla percezione che la società ha dell’utilizzo degli insetti come alimento considerandolo un cibo legato ai Paesi poveri e dall’altro alla mancanza di una legislazione chiara che ne favorisca l’allevamento e la commercializzazione.
Hai mai mangiato insetti?
No ma sarei interessato. Ricordo, 15 anni fa, un amico entomologo che sperimentò la cucina delle locuste. Le cucinò lui stesso in padella fritte nel burro e le accompagnò con dell’insalata. Bene, sosteneva che avevano un sapore simile a quello dei crostacei ma più delicato. Appena avrò occasione mi organizzerò per una cena a base di insetti . Devo solo trovare il locale giusto…
No ma sarei interessato. Ricordo, 15 anni fa, un amico entomologo che sperimentò la cucina delle locuste. Le cucinò lui stesso in padella fritte nel burro e le accompagnò con dell’insalata. Bene, sosteneva che avevano un sapore simile a quello dei crostacei ma più delicato. Appena avrò occasione mi organizzerò per una cena a base di insetti . Devo solo trovare il locale giusto…