Quante volte abbiamo sentito parlare delle differenze fra Nord e Sud Italia?
Il divario tra settentrione e mezzogiorno italiano è una questione così antica che risale ai tempi dell’Unità d’Italia del 1861. Molti gli aspetti che differiscono tra queste due regioni: storia, geografia, architettura, cultura, costumi locali. Per non parlare poi della differenza più evidente: la cucina.
E soprattutto la cucina meridionale italiana si definisce orgogliosa per il suo patrimonio enogastronomico. Si avvale della vicinanza del mare e basa i propri piatti su frutti di mare e pesce. Grazie inoltre al clima mite il Sud Italia è uno dei posti dove abbondano maggiormente ortaggi come pomodori e melanzane e si produce un ottimo olio d’oliva, per non parlare della pizza napoletana, divenuta patrimonio dell’UNESCO.
Ma come reagirebbero gli italiani del Sud se posti davanti a qualcosa di diverso rispetto ai loro piatti tradizionali, come ad esempio un pane a base di farina di insetto? Sarebbero disposti ad accettare nella loro dieta un alimento così inconsueto?
La faccenda è stata analizzata da uno studente della Facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari di Catania, Mattia Serranò, che ha somministrato in modalità telematica, con allegato un invito a partecipare al sondaggio rivolto specificatamente a soggetti meridionali, un questionario ad hoc.
L’indagine esplorativa sul consumo degli insetti come fonte alimentare è stata espletata su un campione casuale di 211 soggetti.
Gli obiettivi di indagine hanno riguardato nello specifico la conoscenza del tema “entomofagia”, la tendenza ad accettare il consumo di insetti e le preferenze tra alcune possibili proposte commerciali di alimenti a base di insetti.
La prima parte del sondaggio è stata incentrata sulla propensione del consumatore verso prodotti desueti o innovativi, al fine d’individuare il grado di conoscenza degli intervistati sul tema “entomofagia”, e sul legame esistente tra questa nuova tipologia di alimenti ed i valori alimentari legati ad aspetti salutistici e impatto ambientale.
La seconda parte invece ha voluto valutare la disponibilità all’acquisto di tre tipologie commerciali di prodotti: biscotti con farina di insetti, farina di insetti ed insetti per uso snack. Inserendo nel questionario delle foto rappresentative del piatto e aventi come discriminati il prezzo e l’origine.
La cosa interessante che emerge è la conoscenza del termine entomofagia, oltre il 70% dei partecipanti infatti ne conosce il significato e larga parte di questi, dichiarano di esserne venuti a conoscenza attraverso i mass media.
Inoltre il 93,4% è a conoscenza delle caratteristiche nutrizionali riferite agli insetti. E per quanto concerne l’impatto ambientale, sembra risulti chiaro ai consumatori il minor effetto che questi potrebbero avere, pur mostrandosi abbastanza scettici sui possibili impatti negativi nel lungo periodo.
Ma quanti tra gli intervistati si sono già approcciati agli insetti dal punto di vista alimentare? Ne risulta che solo 8,1% afferma di aver consumato insetti nella propria vita per lo più insetti tal quali e spesso solo come sfida tra amici o prove di coraggio.
Attraverso una scala, la Food Neophobia Scale (FNS), si è analizzato infatti il livello personale di neofobia nei campioni, ovvero la paura nei confronti di cibi o alimenti nuovi o innovativi. La neofobia rappresenta la barriera maggiore: gli insetti suscitano al consumatore paura e disgusto. Questo perché sono visti come potenziale fonte di contaminazione del cibo. Per il 56% degli intervistati la motivazione maggiore che potrebbe spingerli a nutrirsi di insetti è la “necessità”, segue un 17,5% che li assaggerebbe come “sperimentazione di sapori” e un 9% per “tradizione/abitudini locali”. La questione “proprietà nutrizionali” coinvolge solo un 7,6%, mentre la componente “gusto” non sembra proprio influenzare i consumatori (0,5%).
Per quanto riguarda le preferenze tra alcune possibili proposte commerciali di alimenti a base di insetti gli intervistati sono per lo più favorevoli ai prodotti a base di sfarinati, dove quindi l’insetto non è visibile; solo il 4,3% sul totale dichiara che preferirebbe consumare insetti interi anche se processati. La farina ottenuta da grilli o bachi da seta è sicuramente la tipologia di prodotto che incuriosisce di più e provoca meno disgusto, risultando come un prodotto che potrebbe non essere disdegnato dai consumatori. Ridurre quindi la visibilità degli insetti non necessariamente migliora l’apprezzamento del prodotto ma di certo, non vedere insetti nel piatto accresce l’accettazione e focalizza l’attenzione verso la percezione della combinazione di ingredienti (Tan et al., 2015).
Ultimo fattore analizzato è il prezzo d’acquisto. Si denota come questo sia un fattore importante, sottolineando la tendenza a voler spendere il meno possibile per acquistare prodotti a base di insetti.
Si può quindi concludere dicendo che l’aspetto del prodotto si dimostra particolarmente rilevante nella propensione all’acquisto che è inoltre fortemente influenzata anche dal prezzo e dalla provenienza.
Si osserva in compenso una buona apertura verso l’utilizzo della materia prima insetto nel campo della zootecnia, verso il quale larga parte dei consumatori (72%) esprime approvazione. Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per un primo approccio agli insetti utilizzati in zootecnia come mangime.
L’indagine ha messo in evidenza che attualmente è sicuramente il grande fervore mediatico attorno all’argomento a fornire la maggior parte delle informazioni in merito ai consumatori.
Seppure sia positivo che se ne parli, il pregiudizio risulta essere sempre presente e ben ancorato nella mentalità dei consumatori, al punto che difficilmente si riesce ancora ad immaginare gli insetti come alimento, poiché essi vengono ancora percepiti come qualcosa di sudicio, estraneo e disgustoso.
È altresì necessario aumentare le conoscenze riguardo gli aspetti positivi nutrizionali che potrebbero portare ad un incremento del consumo di insetti. Non mancano, tuttavia, casi dove la curiosità verso qualcosa di nuovo comincia a spingere il consumatore a rivedere i suoi limiti mentali e i suoi pregiudizi e a uscire dagli schemi, mettendosi in gioco.
Chissà magari presto troveremo nei ristoranti una pizza napoletana fatta con farina di insetti.
Si ringrazia Mattia Serranò per la disponibilità dei dati.