Intervista a Lisa Casali, blogger (EcoCucina)
Parlaci di EcoCucina e della tua passione per l’utilizzo degli scarti in cucina.
Sono una scienziata ambientale e un’attivista per l’alimentazione sostenibile. La mia vita è cambiata una sera grazie a un carciofo che mi ha aperto gli occhi sulla necessità e l’urgenza di mettere in discussione il nostro modo di mangiare e cucinare. Cosa c’è che non va? Si è sviluppato e consolidato in un’epoca di rinascita e abbondanza post bellica dove non c’erano le conoscenze su salute e problematiche ambientali che ci sono oggi. La mia passione per gli scarti è un importante tassello di una passione più ampia per un’alimentazione sana e a basso impatto ambientale che ho chiamato EcoCucina.
Oltre ad imparare ad eliminare gli sprechi dovuti all’abbondanza, dobbiamo imparare di nuovo anche a mangiare parti di piante ed animali che oggi consideriamo non pregiate?
Più studiamo e analizziamo il cibo, in particolare frutta e ortaggi, più scopriamo come le parti meno nobili siano le più ricche di fibre e antiossidanti. C’è un vero tesoro celato nelle bucce, nei gambi, nelle foglie e nei baccelli che buttiamo via ogni giorno. Ho dedicato gli ultimi 10 anni proprio a mettere a punto le tecniche migliori per valorizzarle al massimo, renderle davvero buone e non sprecarle. Certo, non è semplice, considerando che continuano a uscire centinaia di libri, programmi tv e riviste in cui si dice l’opposto ovvero si consiglia di usare solo le parti nobili. Per ogni ricetta con la parte nobile, dovrebbe esistere il complementare per usare quella che solitamente scartiamo. Il mio sogno è che in futuro diventi la normalità usare tutto e non buttare via più nulla. Le risorse del pianeta sono sempre più limitate, non possiamo più permetterci di sprecare così tanta acqua potabile, suolo fertile e aria pulita.
Il nostro attuale sistema di produzione alimentare porta con sé diversi problemi, anche a livello ambientale. Come consumatori, cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
Comprare solo quello che veramente serve, mangiare il giusto che ci mantiene in salute e ci fa vivere a lungo, limitare il consumo di prodotti animali, privilegiando quelli a minore impatto ambientale, cucinare valorizzando al massimo ogni prodotto senza sprecarne nulla, gestire in modo razionale e ordinato le scorte di cibo per risparmiare tempo e denaro.
Cosa pensi della possibilità di integrare le nostre diete con gli insetti commestibili?
Sono decisamente a favore. Gli insetti sono alimenti ricchi di proteine e ognuno dei nostri pasti dovrebbe essere composto per ¼ di prodotti proteici.
Tra gli alimenti ricchi di proteine i miei preferiti sono i legumi, ma tra i prodotti animali senza dubbio gli insetti, insieme ad altri invertebrati come i molluschi e gli echinodermi rappresentano l’alternativa migliore sia per la salute che per l’ambiente.
Secondo te, gli italiani sono pronti per mangiare insetti?
Temo sia ancora presto. Negli ultimi 10 anni le ho provate tutte per far cambiare abitudini agli italiani, proponendo, ad esempio, di usare le parti meno nobili o di cucinare in lavastoviglie. Siamo più tradizionalisti di quanto non pensiamo. Sicuramente quelli su cui puntare sono i giovani e degustazioni nelle scuole potrebbero dare risultati sorprendenti.
Farine, barrette e altri prodotti in cui gli insetti non siano visibili interi sono una soluzione per vincere il disgusto istintivo o pensi sia meglio agire sui meccanismi culturali di accettazione di un alimento per noi così nuovo?
Solo alcune fasce di popolazione in Italia hanno necessità di integrare proteine, la maggior parte delle persone ne mangia persino troppe. Il punto chiave non è l’”integrazione” ma la “sostituzione” di alcuni prodotti animali molto inquinanti con egli insetti che lo sono molto meno. Per agire in questo senso è necessaria una piccola rivoluzione culturale.
Quale futuro avrà l’entomofagia in Occidente?
La mia speranza è che gli allevamenti di insetti sostituiscano progressivamente buona parte degli allevamenti bovini, soprattutto quelli intensivi. Questo porterebbe grandi benefici per la nostra salute, oltre che per il pianeta. Possono essere anche buoni, soprattutto se ben cucinati, per cui al di là di tutto rappresentano nuovi ingredienti a disposizione da sperimentare, nuovi confini per il gusto.