3diFila sugli insetti commestibili a Gabriele di Fronzo, scrittore e giornalista
Come reagiscono i tuoi sensi all’idea di assaggiare degli insetti commestibili, o come hanno reagito la prima volta, se ti è già capitato di provarli?
Non ho mai mangiato insetti, perlomeno mai coscienziosamente, finora non li ho né ordinati al ristorante né li ho acquistati cotti e già preparati in rete. Nel caso mi capitasse, la consistenza, per me credo, sarebbe il dato dirimente: lo trovassi secco, crepitante sotto i denti, duro, credo potrei masticarlo e inghiottirlo; se invece incappassi in un insetto morbido, peggio: molle, oltre che spugnoso, allora la mia prima esperienza da mangiatore d’insetti presumo si arresterebbe lì, troppo spaventato per replicare. Dipenderà, così come per molte cose, dalla prima impressione.
Dagli insetti commestibili si possono ricavare farine (per l’utilizzo in dolci, pasta, pane, pizza), vari tipi di snack, barrette energetiche, integratori per sportivi. Quale tra questi prodotti potrebbe avere più successo in Italia?
L’alterazione, la mistificazione è una delle strategie perché chi non riesce a immaginarsi nell’atto di mangiare l’insetto intero, può magari pensare di farlo se ridotto in altre forme: la farina, su tutte. Lì è polvere, ha smesso da un pezzo di essere zampette, ali, tronco, ronzio… Certamente la comunicazione sulla confezione dovrà essere chiara e dare esattamente l’informazione che quel prodotto contiene per una qualche percentuale insetti, e di che tipo.
Sostenibilità ed ecocompatibilità sono due motivi sufficienti per mangiare meno carne e integrare le nostre diete con proteine provenienti da fonti alternative come gli insetti commestibili?
Non ho le conoscenze per rispondere a questa domanda, mi spiace. Dico questo: che per convincere a mettere un insetto nel suo piatto un individuo che si può permettere di scegliere cosa mettere nel proprio piatto, serve poco ricorrere ad argomentazioni come la sostenibilità e l’ecocompatibilità.