3diFila sugli insetti commestibili a Massimo Polidoro, esploratore dell’insolito e Segretario Nazionale del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP)
Come reagiscono i tuoi sensi all’idea di assaggiare degli insetti commestibili, o come hanno reagito la prima volta, se ti è già capitato di provarli?
Non mi è mai capitato di assaggiarli, almeno non consapevolmente. So infatti benissimo che nella nostra dieta finiscono abitualmente pezzi di insetti, zampe, ali, antenne che si infilano nei cibi durante i processi di lavorazione. Ma sono talmente piccoli che nemmeno ce ne accorgiamo e, certo, male non fanno. Confesso che l’idea di masticare una cavalletta o inghiottire un cucchiaio di formiche mi sembra molto difficile da accettare. È evidente che si tratta di un retaggio culturale che, tuttavia, almeno in Italia, non vedo superabile in tempi brevissimi.
Dagli insetti commestibili si possono ricavare farine (per l’utilizzo in dolci, pasta, pane, pizza), vari tipi di snack, barrette energetiche, integratori per sportivi. Quale tra questi prodotti potrebbe avere più successo in Italia?
Probabilmente tutti quelli in cui gli insetti non sono riconoscibili. Un conto è mangiare una barretta che ricorda per la forma il riso soffiato e che ha il colore della cioccolata, un altro mettersi in bocca larve e scorpioni cotti al forno.
Sostenibilità ed ecocompatibilità sono due motivi sufficienti per mangiare meno carne e integrare le nostre diete con proteine provenienti da fonti alternative come gli insetti commestibili?
Sembra evidente il risparmio, in termini di risorse e inquinamento, che consentirebbe il fatto di passare da una dieta a base di carne bovina e suina a una a base di insetti. Il corrispettivo energetico tra insetti e bistecche, infatti, sembra essere lo stesso, ma il vantaggio dei primi è che sono a impatto zero. Forse non nell’immediato ma tra qualche tempo sono argomenti che potrebbero indurci a fare il salto verso una trasformazione radicale delle nostre abitudini alimentari. In fondo, anche nei menù dei nostri ristoranti si trovano cibi che ad alcuni sembrano rivoltanti, come le rane fritte, le lumache o i gamberetti. Eppure, non sono poi tanto diversi da tarme, bachi da seta e grilli.