Intervista a Erika Mugnai, titolare di Spirulina Biologica e del noto Agriturismo biologico toscano Sant’Egle
Nel vostro sito leggiamo che dal 2010 siete i primi produttori italiani di Spirulina. Come avete avuto l’idea di iniziare questo tipo di attività?
Prima di fare l’agricoltrice facevo l’atleta ed il mio omeopata mi consigliò come integratore sportivo l’alga Spirulina.
Cominciai ad assumerla e le mie prestazioni sportive ne beneficiarono e la mia anemia cronica si risollevò inaspettatamente. Essendo di natura curiosa e mangiando solo cibi bio da quando sono nata, ho approfondito sui luoghi di origine ed i sistemi di coltivazione di questa alga. Contestualmente ho vissuto 4 anni in Asia ed ho visitato alcuni dei più grandi allevamenti.
Grazie a questa esperienza ho capito che era fondamentale dove e come l’alga Spirulina fosse allevata. Infatti la Spirulina “assorbe” grazie all’acqua, aria e sole i suoi nutrimenti che poi si trasformano nella linfa vitale, che è la sua composizione edibile. Se la Spirulina viene coltivata in acqua inquinata, circondata da aria inquinata e con un sole oscurato dall’inquinamento industriale, sarà invece sicuramente ricca di metalli pesanti ed agenti inquinanti.
Quindi ho deciso di cominciare a coltivarla per il mio uso personale, in Maremma, nel mio agriturismo biologico, un luogo dove non c’è inquinamento di alcun tipo. Il risultato è stato eccellente e mi sono accorta che la quantità di Spirulina che dovevo assumere per ottenere gli stessi risultati era pari ad 1/5 rispetto alle capsule che compravo in farmacia o erboristeria. Ho fatto dunque delle analisi e quella che acquistavo aveva una grande percentuale di farina di riso o pesce come edulcorante, per fare massa per intenderci. Essendo entusiasta di questo prodotto l’ho fatto assaggiare a molti clienti i quali hanno capito la differenza fra una Spirulina qualunque e quella prodotta in agriturismo. Ho deciso dunque di iniziare una coltivazione ufficiale. Ci sono voluti 4 anni per far capire ad Artea (Azienda Regionale Toscana Per Le Erogazioni In Agricoltura) che l’alga si poteva coltivare anche in Italia ma sopratutto che era edibile. Dopo di loro è stata la volta della ASL e poi di un tomo di 100 pagine per HACCP. Dopo tutto questo lavoro che ha assorbito ore, viaggi e tante marche da bollo ora chiunque in Italia può coltivare la Spirulina!
Come si caratterizza il vostro marketing e quali sono i punti di forza del vostro prodotto?
Il nostro cliente tipo è vegano, vegetariano, sportivo o anemico.
La nostra Spirulina è pura al 100% non ha edulcoranti, coloranti e conservanti. Viene essiccata a 38° e per questo è considerato un cibo crudo con tutte le sue proprietà inalterate.
A differenza di molti che hanno intrapreso questa coltura dopo di noi in fotobioreattori che hanno una smodata produzione ma una bassa qualità nutrizionale, la nostra ha il 70% di proteine, vitamina B12 e ferro. Questo vuol dire che ne bastano dai 3 ai 5 grammi al giorno e non una decina di pastiglie nell’arco della giornata.
Noi sconsigliamo le pasticche perchè per produrle vengono sottoposte a riscaldamento durante la pressione, per questo perdendo di valori nutrizionali.
Il vostro è un mercato nazionale o anche estero?
Nazionale, non abbiamo una produzione sufficiente a soddisfare anche il mercato estero.
Sta prendendo piede velocemente anche il mercato degli insetti commestibili, un settore i cui prodotti hanno proprietà nutrizionali e vantaggi ambientali paragonabili a quelli della Spirulina. Che ne pensi?
Ho vissuto in Asia ed in Africa con popolazioni locali grazie a due progetti, uno legato al ripopolamento di alcuni rettili ed uno umanitario. Ho dunque mangiato insetti perché tradizionali nella cultura culinaria locale.
Trovo che siano molto buoni se ben cucinati. Direi che fritti sono tipo le patatine, uno tira l’altro. Certo che mia nonna diceva sempre che fritta è buona anche una ciabatta!
Data l’emergenza di mettere freno all’impatto ambientale dell’attuale metodo di produzione alimentare nei paesi sviluppati, nel futuro prossimo Spirulina e insetti commestibili (così come altre proteine da fonti alternative e sostenibili) saranno un alimento quotidiano anche in Italia?
Me lo auguro.
Gli allevamenti intensivi stanno distruggendo il pianeta a 360°. Boschi per farne pascoli, ettari di campi che ospitano mandrie e che invece potrebbero sfamare il 100% in più di persone con colture alternative oltre alla frutta e la verdura, spreco di acqua in tutta la filiera, inquinamento di falde, fiumi e mari con gli escrementi di queste bestie. E’ una follia che tutti parlino dell’inquinamento dato dalle fabbriche e le auto e che nessuno parli di quanto inquina una mucca. Proporzionalmente una bistecca inquina più di un’auto accesa per un anno continuativamente (fonte: www.cowspiracy.com).