Intervista al Dr. Giovanni Vagnina, fondatore e Direttore dell’Istituto Internazionale di Elicicoltura.
Esistono diverse analogie e differenze tra il settore dell’elicicoltura e quello degli insetti commestibili, perciò nel corso di questa intervista vorrei evidenziarle assieme a lei, soprattutto per il fatto che gli elicicoltori hanno già affrontato e superato diverse problematiche che hanno portato il settore ad espandersi creando reddito e posti di lavoro.
In che anni è iniziata la sua esperienza professionale in questo ambito e gli inizi hanno visto particolari difficoltà normative da fronteggiare?
L’elicicoltura, cioè la vera e propria coltivazione delle lumache di terra Helix, nasce nel 1973 a Cherasco (Cuneo) dove in quell’anno è stato da me fondato l’Istituto Internazionale di Elicicoltura.
Non ci sono stati dei problemi normativi particolari. Il prodotto “lumache di terra” era già inserito nella tabella A, allegata al decreto dell’IVA, quindi già era considerato prodotto “primario–agricolo”.
Naturalmente sono stati necessari molti anni di studi, sperimentazioni e anche fallimenti prima di arrivare ad uno standard produttivo.
Nel passaggio all’allevamento su larga scala si sono presentate criticità di carattere igienico o sanitario che non erano state previste?
Non si sono presentati particolari problemi di carattere sanitario, in quanto i molluschi Helix sono coperti di bava che ha un notevole potere “tampone”e non permette l’ingresso di virus nel corpo del mollusco stesso.
Comunque le condizioni igieniche negli allevamenti vanno controllate tutti i giorni al fine di evitare fermentazioni pericolose perché causa dello sviluppo dei parassiti.
La lumaca, pur essendo un alimento tradizionalmente consumato anche in Italia, ha dovuto misurarsi con il disgusto del consumatore medio prima di potersi affermare presso un vasto pubblico?
Per fortuna la lumaca è un prodotto con antica tradizione di raccolta naturale e di conseguente consumo in cucina abbastanza diffuso.
Esiste tuttavia una percentuale di popolazione, soprattutto quella proveniente dai centri urbani del nord, che all’inizio prova disgusto e trova difficoltà nell’avvicinarsi a questo alimento.
Dobbiamo confermare però che quasi tutti gli scettici iniziali, una volta provato il prodotto sono soddisfatti del nuovo gusto e del nuovo alimento.
Su quali leve di marketing avete agito per sviluppare il mercato?
Ha vinto soprattutto la qualità del prodotto; la lumaca allevata ha le carni di gusto molto gradevole perché si nutre soprattutto di erbe scelte e coltivate in condizioni naturali, senza utilizzo di chimica.
Un altro fattore determinante lo sviluppo ottenuto è stato il grande numero di elicicoltori presenti in tutte le regioni italiane, il loro entusiasmo e la loro voglia di farsi conoscere.
Essere italiani garantisce un vantaggio per gli operatori nazionali quando si trovano a competere su mercati esteri?
Il metodo di allevamento più utilizzato in Italia è quello dell’istituto di Cherasco, che si effettua solo in condizioni naturali, all’aperto e con alimentazione esclusivamente a base di vegetali coltivati direttamente nei recinti dove vengono allevate le lumache.
In molti altri paesi le lumache vengono alimentate prevalentemente con mangime concentrato, ma si ottiene in questa maniera un prodotto con carne meno gustosa e croccante.
Quante aziende sono operative in Italia nei vari segmenti della filiera della lumaca?
Iscritte alla nostra organizzazione nazionale vi sono circa 7500 aziende, per un totale di circa 6300 ettari investiti a coltivazione.
Di questi 7500 operatori, 1800 si occupano anche di distribuzione diretta della propria produzione sia sotto forma di prodotto fresco, sia di prodotto confezionato e preparato.
Più recentemente circa 120 elicicoltori italiani si sono dedicati, oltre all’allevamento, anche all’estrazione della bava delle loro lumache per il mercato della cosmetica.
Ci sono o ci sono stati motivi di frizione con le Associazioni animaliste?
Non abbiamo mai avuto problemi o motivi di frizione con associazioni animaliste.
Le nostre lumache vivono in ambienti sani, puliti, piacevoli e adeguati per il loro ciclo vitale. Hanno piena e completa disponibilità di accoppiamento, riproduzione e trovano sempre un’adeguata alimentazione.
Pensa che nel nostro Paese, e più in generale in Europa, il mercato degli insetti commestibili avrà successo?
Non conosco profondamente questo tema, anche se ho già avuto modo di avere numerose notizie sull’argomento.
Le attuali abitudini alimentari europee, con la globalizzazione delle informazioni e degli scambi, potranno senza dubbio subire modifiche e avere anche disponibilità nei confronti di questo nuovo mercato.