Intervista al Dr. Massimo Centemero, Direttore Generale del Consorzio Italiano Compostatori (CIC)
In Italia sono ormai diversi gli studi e le sperimentazioni sulla bioconversione dei rifiuti organici mediata da insetti. Il Consorzio o qualche suo associato sono coinvolti in queste sperimentazioni?
No, per quanto di mia conoscenza né il Consorzio né suoi associati sono coinvolti in sperimentazioni di questo tipo. Anche perché trattiamo volumi di materiale molto grandi, inadeguati ad una fase sperimentale.
Pensa che la bioconversione mediata da insetti sia un sistema che possa nel futuro prossimo sostituire (o affiancare) quelli attualmente in uso?
Sostituire credo di no, anche perché gli investimenti del CIC e dei suoi associati sono attualmente rivolti ad altre tecnologie, come per esempio la produzione di biometano per rifornire gli autoveicoli.
Naturalmente sono a conoscenza di questo nuovo sistema di trattamento dei rifiuti attraverso gli insetti, ma un conto è l’allevamento di insetti a scopo alimentare –che penso avrà i suoi spazi- un’altra questione è l’utilizzo degli stessi per trattare grandi quantità di biomassa, e le dico anche qual è secondo me uno dei punti centrali della questione: quando si prende anche solo una tonnellata di rifiuto organico e lo si tritura, questo nel giro di qualche ora raggiunge una temperatura di circa 60-70°, questo genera sicuramente una serie di problemi. È vero però che ci sono allevamenti di larve di ditteri (cagnotti o bigattini) per la pesca in cui le larve sono allevate sui residui di macellazione che vengono disposti su uno strato sottile.
Per poter essere poi impiegati come alimenti per animali, gli insetti utilizzati nella bioconversione hanno bisogno di nutrirsi con substrati organici non inquinati da sostanze potenzialmente dannose per la salute umana. Per come sono oggi organizzati la raccolta e il trattamento dei rifiuti organici, pensa che questo potrebbe essere un ostacolo?
Questo è un grosso ostacolo.
Un altro punto centrale sono sicuramente le caratteristiche della matrice di cui disponiamo oggi, non solo nel senso della presenza di impurità quali vetro e plastica, ma soprattutto perché gli scarti provenienti dalla raccolta non formano una massa omogenea e sono variabili per stagionalità. Ad esempio in questo periodo abbondano nella frazione umida le bucce di arance ed altri agrumi, d’estate invece quelle di angurie e meloni.
Si sta sviluppando anche un mercato degli insetti commestibili per l’alimentazione umana e animale. I compostatori potrebbero essere interessati al business della produzione di substrati con determinate caratteristiche –anche igienico-sanitarie- su cui allevarli?
Al momento non saremmo in grado di garantire una selezione così spinta ed accurata da poter offrire un prodotto omogeneo, stabile ed adeguato per l’allevamento di insetti commestibili. Ma è anche una questione di costi e di studio, di verifiche sul campo. Ad ogni modo il nostro settore è sempre stato in evoluzione e lo è anche ora, per cui tutte le tematiche innovative possono essere approfondite.
Il CIC potrebbe diventare uno dei soggetti coinvolti per una sperimentazione della bioconversione su scala industriale?
Siamo sicuramente aperti al nuovo, alle ricerche e alle sperimentazioni.
Come le dicevo prima, al momento le aziende nostre associate sono prevalentemente orientate alla produzione di compost e in futuro al biometano con economie costruite per questo settore e non credo l’impulso possa partire da noi…ma se c’è da fare della ricerca, facciamola. Siamo sempre interessati alle nuove possibilità di evoluzione del nostro settore.