Una chiacchierata con Davide Rossi, cofondatore di Fucibo
Ciao Davide, ci eravamo sentiti qualche tempo fa per parlare di Fucibo, il vostro progetto per produrre in Italia alimenti a base di insetti. Ci sono novità?
La prima grande novità è sicuramente il parere scientifico di Efsa sull’utilizzo delle camole della farina come alimento per gli esseri umani. Finalmente un punto fermo da cui non si può tornare indietro: gli insetti sono sicuri, possiamo utilizzarli come ingrediente e possiamo consumarli in sicurezza. In verità lo si sapeva anche prima, dato che circa 2 miliardi di persone nel mondo già li consumano.
Per quanto riguarda Fucibo, noi siamo pronti come lo eravamo l’anno scorso, prima che la pandemia cambiasse tutte le priorità, giustamente. Quindi oggi siamo più che pronti! Nel frattempo ci siamo dedicati a migliorare le ricette e a far crescere la nostra rete di relazioni.
Avete riscontrato l’interesse della grande distribuzione, ad esempio?
L’interesse c’era già stato, e adesso è sicuramente aumentato grazie anche al parere di Efsa.
Il mercato degli insetti commestibili è altamente innovativo, le previsioni di crescita sono ottime quindi penso sia normale che avvicinandosi il giorno in cui sarà possibile mettere a scaffale i prodotti a base di insetti cresca anche l’interesse della grande distribuzione, che sarà un importante agevolatore della diffusione di questi prodotti in tutta Europa.
A proposito di Europa e di mercato, quali sono le vostre prospettive?
Siamo sicuri che l’alta qualità dei prodotti fatti in Italia sarà capace di conquistare velocemente il mercato europeo.
Per il futuro siamo molto interessati -e stiamo lavorando per arrivarci il più presto possibile- al mercato degli USA e del Sud America, poi ovviamente a quelli dell’Asia in generale. Un passo alla volta però.
L’Italia ha tenuto finora una linea molto rigorosa nell’interpretazione del Regolamento sui Novel Food, di fatto rallentando lo sviluppo delle aziende italiane impegnate in questo settore. Potrebbero esserci altri motivi di ritardo dovuti allo stessa posizione?
Non credo.
Di qui in avanti si parlerà di materia prima certificata e autorizzata, non vedo perché si dovrebbero cercare altri pretesti per ostacolare lo sviluppo di questo settore, tanto più che il Sud Italia sarebbe geograficamente un luogo perfetto per avviare allevamenti di insetti commestibili. Anzi, direi che a questo punto le Istituzioni dovrebbero favorire la creazione di una filiera tutta italiana orientata all’alta qualità, perché questo mercato sta per esplodere e sarebbe una pazzia rimanerne esclusi.
La vostra sede è nel Regno Unito però…
Già. Purtroppo e per fortuna.
Purtroppo perché uscire dall’Italia è stata una necessità, altrimenti fino ad oggi non avremmo potuto progredire.
Per fortuna perché il sistema anglosassone prevede pochissimi costi e burocrazia per avviare un’impresa innovativa, e le Istituzioni inglesi sono tra quelle che in Europa hanno cercato di non essere un ostacolo per questo settore.
L’Italia è sempre e comunque rimasta nel nostro cuore e nella nostra testa, tanto che avremo una nuova società basata proprio nel Paese che consideriamo casa. Tornare era inevitabile per noi.
Come vedi i prossimi due o tre anni?
Entusiasmanti e impegnativi allo stesso tempo.
Avremo sicuramente tantissimo da fare, tantissime nuove opportunità, tantissime nuove persone da conoscere e idee da sviluppare.
Siamo impazienti.