Intervista con la Professoressa Elisabetta Rossi, coordinatrice scientifica del progetto FEEDS
Ci parli del progetto FEEDS e dei suoi obiettivi
FEEDS nasce dalla richiesta di una Cooperativa Zoocerealicola della provincia di Lucca, di poter utilizzare gli scarti aziendali (alcuni derivanti dalla mondatura degli ortaggi, confezionati per la GDO, e altri derivanti dalla pulizia dei silos per lo stoccaggio dei cereali) in modo produttivo. La nostra proposta è stata quella di utilizzare questi residui come substrato di allevamento di due specie di insetti, Hermetia illucens e Tenebrio molitor, per produrre farine proteiche da utilizzare nell’industria mangimistica e produrre, nel contempo, compost. Al progetto partecipano anche colleghi dell’Università di Firenze e uno spin-off dell’Università di Udine che si occuperanno di testare le farine all’interno di mangimi formulati espressamente per pesci, polli e cani. Attualmente, la legislazione consente l’utilizzo delle farine in mangimi per i pesci e per specie non destinate all’alimentazione umana (pets, animali da pelliccia…). Presto dovrebbe essere autorizzato a livello europeo l’uso su specie avicole e si prevede in tempi relativamente rapidi, l’apertura anche per i suini. Tuttavia, è chiaro che una cosa è il mercato mangimistico, altro è la ricerca, ambito nel quale le nostre prove di alimentazione si collocheranno.
Che dotazione economica vi è stata messa a disposizione da Regione Toscana?
Il progetto è stato finanziato con un contributo compressivo di circa 300.000 €, ripartiti tra i diversi partner e avrà una durata complessiva di 30 mesi. Al momento, ci troviamo all’incirca alla metà del progetto. Inutile dire che i tragici eventi legati alla pandemia da COVID 19 hanno influenzato negativamente anche il nostro progetto, imponendo un doveroso rallentamento delle attività.
Gli scarti vegetali delle aziende agricole sono di solito disomogenei (anche per la stagionalità delle produzioni), che sistema utilizzate per renderli omogenei e poter disporre dello stesso substrato durante tutto l’anno?
La disomogeneità non è un problema: il nostro obiettivo, infatti non è quello di massimizzare la produzione di farine, ma di utilizzare gli scarti disponibili. Le nostre specie vivono, in natura, su materiale vegetale in decomposizione, H. illucens, e su residui di cereali, farine.. ecc (Tenebrio) e quindi sono perfettamente in grado di adattarsi e di utilizzare gli scarti presenti nei diversi momenti dell’anno. La filosofia del progetto è decisamente diversa da quella di un grosso impianto di tipo industriale come ne sono sorti in diversi Paesi Europei. Noi stiamo cercando di capire se l’allevamento di insetti può essere una delle attività condotte in un’azienda agricola multifunzionale. In questo caso, la produzione non è pensabile che entri in competizione con quella dei grossi impianti, ma vuole essere un modo razionale di utilizzo di scarti altrimenti improduttivi, costituendo un esempio virtuoso di economia circolare. Nel contempo, nel progetto abbiamo previsto il coinvolgimento delle autorità sanitarie che, in una produzione reale, avrebbero il compito di sovrintendere gli aspetti produttivi legati alla sicurezza alimentare e all’allevamento degli insetti.
Avete evidenza del fatto che il “fattore disgusto” nel consumatore si spinga fino al consumo di animali che sono stati alimentati con insetti?
In un elaborato finale di laurea triennale discusso qualche anno fa nel nostro Dipartimento (DISAAAa dell’Università di Pisa) e seguito da un collega di Economia Agraria, era stato proposto un questionario ad un campione di clienti di un supermercato pisano, chiedendo appunto se provassero disgusto nel mangiare pesci che fossero stati nutriti con insetti. In effetti, pur essendo il campione piccolo, era emersa una certa diffidenza dei consumatori. Penso che si debba lavorare molto sulla corretta informazione, a partire dal fatto che in natura, molte delle specie di pesci che noi mangiamo, si nutrono proprio di insetti. Lo stesso vale anche per specie avicole o per i suini. Il messaggio che deve arrivare è che in natura, queste specie si nutrono anche di insetti e quindi, l’introduzione degli insetti nelle diete, non deve essere un tabù.
Alla fine del progetto FEEDS, le conoscenze acquisite saranno messe a disposizione degli operatori interessati o saranno da voi utilizzate esclusivamente?
Fa parte degli obiettivi del progetto, non solo la divulgazione dei risultati, ma anche la realizzazione di giornate di formazione per operatori del settore, nel tentativo di creare professionalità specifiche.
Che futuro vede in Occidente per gli insetti come mangime?
So di essere di parte, ma penso che possano davvero fornire una fonte proteica sostenibile per l’alimentazione animale, decisamente più sostenibile rispetto alla farina di soia o alla farina di pesce. Per essere concreti, pensiamo all’allevatore di pesci italiano che può scegliere tra un mangime a base di insetti prodotti localmente rispetto al mangime a base di farina di aringa che viene dal Mare del Nord: credo che sia chiaro a tutti quale delle due opportunità sia maggiormente sostenibile.
E come alimento per gli esseri umani?
Questa prospettiva è evidentemente molto interessante ma sono anche convinta che il cibo sia parte integrante della cultura. Il fatto che in Occidente, malgrado si siano succedute nel tempo carestie e nonostante la povertà sia stata diffusa in ampie fasce di popolazione, gli insetti non abbiano mai assunto un ruolo rilevante nell’alimentazione, significa che probabilmente è prevalsa, nella nostra cultura, la visione degli insetti come dei competitori per le risorse alimentari o come fastidiosi parassiti, piuttosto che come cibo. Tuttavia, la globalizzazione porta ad ampliare gli orizzonti delle nostre diete: basti pensare al ruolo crescente che le cucine etniche tendono ad occupare anche da noi, portando elementi nuovi e arricchendo le nostre tavole. Nel caso degli insetti, se la questione sarà posta in termini di “insetti sì-insetti no”, probabilmente rimarranno un prodotto alimentare “esotico” e “di nicchia”, se invece si punterà sulla conoscenza di essi come gruppo animale e su tutti i vantaggi che il loro allevamento comporta rispetto a quelli tradizionali, forse potremo pensare a formare nuove generazioni di consumatori di insetti anche da noi.