Intervista con il Dr. Sadasivam Kaushik, esperto di acquacoltura e nutrizione dei pesci presso l‘Istituto Nazionale Francese per la Ricerca Agricola (INRA)
Qual è lo stato dell‘arte dell‘acquacoltura in Europa?
L’Europa nel suo insieme (compresa la Norvegia) produce più di 2 milioni di tonnellate di pesce. Questa cifra non include la produzione di frutti di mare, che sono a loro volta parte del settore dell’acquacoltura. In Europa la scienza dell’acquacoltura e l‘innovazione settoriale sono molto avanzate.
Quali sono i problemi ambientali che questo settore potrebbe generare?
Gli impatti ambientali possono essere molto diversi. Come nel settore della produzione di qualsiasi altro animale, l’efficiente utilizzazione dei nutrienti è importante per ridurne le perdite nell‘ambiente ma, rispetto ai settori della produzione animale terrestre, il mantenimento della qualità dell‘acqua è fondamentale per l‘esistenza e lo sviluppo dell’acquacoltura. L’industria ne è consapevole e prende tutte le misure necessarie per far fronte a possibili problemi ambientali.
Qual è la composizione più comune del mangime per i pesci?
Non esiste una “composizione più comune” di mangimi per pesci. La composizione può variare ma i mangimi dovrebbero fornire i nutrienti essenziali. Rispetto ai mangimi per animali terrestri, quelli per i pesci possono essere considerati come più nutrienti essendo più ricchi di proteine digeribili ed energia digeribile. Gli attuali mangimi per pesci sono composti da alimenti provenienti da prodotti agricoli terrestri (ad esempio farine di semi oleosi, concentrati, cereali, legumi e oli) e da prodotti dedicati derivati dalla pesca come i pesci stessi e gli olii di pesce. Da almeno un decennio, il livello di inclusione di pesce e olii di pesce in mangimi per pesci sono stati ridotti drasticamente, al fine di ridurre la dipendenza dell’acquacoltura dai mangimi derivati dalla pesca in mare e aumentarne la sostenibilità.
Cosa pensa dell‘uso di insetti nella mangimistica per l’acquacoltura industriale?
Se prodotto garantendo correttamente il valore nutrizionale , in quantità sufficienti e in modo economicamente interessante, c‘è molto potenziale per l‘uso di insetti in mangimi per pesci. I profili di contenuto di amminoacidi sono sicuramente di interesse, così altri aspetti quali i livelli di micronutrienti e i livelli di acidi grassi essenziali.
Pensa che questa nuova industria dei mangimi potrebbe rapidamente decollare o vede motivi per cui questo non potrà accadere (compresi gli interessi dei Big Players)?
Ho difficoltà a comprendere che cosa si intende per “questa nuova industria dei mangimi”. L‘uso di insetti/prodotti da insetto come parte di mangimi per pesci è sperimentato da più di trent‘anni! Quella della produzione di mangimi per pesci a base di insetti non può essere considerata come una vera e propria industria in questa fase. È infatti un “settore della produzione animale”, con i suoi vincoli e benefici. Ci sono già una serie di iniziative per la produzione di insetti in condizioni controllate, assicurando l‘importanza degli aspetti di valore nutrizionale e di sicurezza alimentare, oltre che per lo sviluppo di prodotti derivati a valore aggiunto. Se i prodotti derivati dagli insetti saranno resi disponibili in quantità sufficiente e in modo sostenibile, sono sicuro che i “Big Players” -come li ha chiamati lei- saranno sicuramente pronti a contribuire e supportare lo sviluppo dell’industria.
Ha mai provato insetti commestibili? Se non le è mai capitato, avendone l’occasione li proverebbe?
No, non li ho mai provati e non trovo alcun motivo per farlo.