L’Amsterdam Symposium on the History of Food ha l’aspirazione di diventare un punto annuale di organizzazione e scambio di conoscenze nel campo della storia alimentare, intendendo stimolare il dibattito e la ricerca che colmano le distanze tra le diverse discipline. Un altro obiettivo è quello di trasferire la ricerca accademica a un più ampio pubblico e stimolare l’utilizzo della Special Collection dell’Università di Amsterdam. Il simposio è quindi indirizzato sia a un’audience accademica che professionale.
Da che angolo uno scolaro si avvicina al concetto di gusto? Il gusto è soprattutto una qualità oggettiva, chimica, o dovrebbe essere considerato un prodotto della cultura? E queste diverse prospettive sono del tutto incompatibili? La qualità fisica e il sapore dei cibi e bevande preoccupano i biologi molecolari, i professionisti gastronomici e i bon vivants. I chimici, tra gli altri, costruiscono sistemi di classificazione che mirano ad aiutarci a capire la complessità e le possibilità del sapore. I “mediatori” e il loro pubblico possono spesso abbondare in soggettività, dettagliando la loro esperienza intima e incarnata del gusto. Nessuno dei due approcci è nuovo: storicamente, i sistemi di classificazione hanno avuto grande importanza culturale e religiosa, mentre il concetto di “buon” cibo – a differenza di quello di cibo “cattivo” – e la sua applicazione nei meccanismi di distinzione sociale è almeno vecchia come il concetto di società basata su classi. Chiaramente, le discussioni attorno il concetto di gusto sono sempre state influenzate da una serie di esperienze fisiologiche e psicologiche, non solo da quelle dei nostri palati.
Call for Papers 2017 – vi invitiamo a inviare proposte su questo complesso concetto di gusto: le sue caratteristiche, la valutazione culturale e la sua storia.