È paradossale che i paesi europei più avanzati nel campo dell’allevamento di insetti commestibili siano quelli nel nord del continente.
Tutti sanno che i climi miti sono quelli che meglio rispondono alle esigenze di questo tipo di attività, anche dal punto di vista economico, basta pensare ai costi per il controllo dell’ambiente artificiale e dell’illuminazione.
D’altronde ci siamo abituati a questi paradossi, li vediamo tutti i giorni anche in materia di utilizzo dell’energia solare, per esempio.
Il Sud d’Italia. Un argomento che ormai è una minestra riscaldata anche all’estero. Il potenziale, gli enormi problemi, le infrastrutture, i piani di rilancio eternamente fallimentari.
No.
Certo non saranno gli insetti commestibili a risolvere tutti questi problemi, ma non è questo il punto.
I punti rimangono: l’Italia, il Sud e il suo clima, gli insetti commestibili, il settore alimentare.
Anche un bambino saprebbe unire questi punti per ottenere un disegno chiaro, perfettamente leggibile, addirittura ovvio.
Sarebbe troppo pretendere che qualcuno dall’estero venga ad investire nel Sud d’Italia, siamo onesti: non ci sono le condizioni, e non parlo di condizioni del Sud d’Italia ma del sistema-Italia in generale. Ma gli italiani, in quanto abituati loro malgrado, hanno meno difficoltà a credere che si possa ancora fare impresa qui, in qualche modo.
Se aggiungiamo alla minestra un po’ di burocrazia, di pressione fiscale assurda, di pigrizia istituzionale e di incertezza normativa, allora solo dei veri pazzi potrebbero mangiarla.
Dei pazzi, senza dubbio.