Da divulgatore dell’entomofagia, sono ulteriormente spronato quando mi trovo dinnanzi a due persone altrettanto stimolate e vogliose di riproporre -avete capito bene, riproporre, perché l’uomo entomofago è stato solo dimenticato, ma viveva negli stessi luoghi in cui viviamo noi- l’entomofagia come mezzo di “saperi” capace di tradurre il passato dei “sapori”, come equilibrio uomo/natura. Insomma quel modo naturale di vivere il cibo “riproposto” anche nel biologico, che insieme all’entomofagia cerca di ridare un’identità al cibo, relazionandosi con il passato per un futuro certo.
Il libro “Un insetto nel piatto” (Red Editore) di Giulia Maffei e Giulia Tacchini (Entonote) ri-propone il concetto sotto le vesti di “nuovo”, con una chiave di lettura molto leggera capace di renderne gli aspetti più positivi: sensoriali, perché il gusto è padrone del senso non il pregiudizio, e ambientali.
Raccontateci come è nato il desiderio di scrivere questo libro
GM: Dal fatto che in Italia un libro così completo che spieghi l’entomofagia da molteplici prospettive e che presenti anche delle ricette ancora non era stato scritto. Poi perché Entonote fa soprattutto un lavoro di comunicazione e un libro è uno splendido modo di comunicare.
GT: In Italia gli insetti come cibo non sono ancora contemplati sia per un fattore culturale che legislativo. Il libro nasce dal desiderio di poter dare al pubblico le informazioni principali per iniziare a conoscere il mondo dell’entomofagia e potersi preparare ad un eventuale (speriamo a breve) cambio di legislazione.
Mi potete descrivere con un aggettivo il vostro libro?
GM: Particolare
GT: Bizzarro
Quando scoprii per la prima volta l’entomofagia fu dinnanzi ad un libro trovato in una bancarella, “Perché non mangiare insetti?” di Vincent M. Holt, autore che parlò di insetti commestibili sotto l’ombra del conformismo vittoriano; oggi voi, come Holt nei primi del novecento, tentate di lanciare il medesimo messaggio. Che difficoltà pensate di incontrare o state già incontrando?
GM: Difficoltà a convincere la gente a provare a sperimentare questo cibo non ne abbiamo incontrare poi molte, il difficile è andare oltre la mera esperienza di una volta.
GT: La difficoltà non è tanto convincere il pubblico ad assaggiarli ma quella di riuscire a portare questo alimento nelle case degli italiani
Quando parlate di questo libro in famiglia e con gli amici, quali sono le reazioni?
GM: Tutte positive naturalmente! Scrivere un libro e vederlo pubblicare è una bellissima cosa. Sull’interesse e la passione su questo argomento c’è chi ci considera mitiche, chi completamente matte.
La ricerca del “gusto” spesso sbatte contro barriere sociali, come “Entomophagy Expert Consultant” come cercate di coinvolgere i professionisti della ristorazione?
GT: Gli insetti, per i professionisti della ristorazione che amano confrontarsi sempre con nuove sfide, sono un alimento che incuriosisce molto sia per il loro sapore che per la loro consistenza. Il nostro lavoro con loro consiste nello scambio di know how per elaborare nuove ricette e modi per rendere gli insetti sempre più apprezzabili dal pubblico.
Quale insetto ritenete più duttile per la cucina italiana?
GM>: Il grillo, senza ombra di dubbio.
Che piatto consigliereste ai nostri lettori?
GM>: Grillo saltato con olio e cipollotto, semplice e gustosissimo. Se cucinato da noi poi…
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