Intervista con David Gracer, insegnante di inglese, scrittore e naturalista a Providence, RI. Insegna presso il Community College of Rhode Island e ha contribuito allo sviluppo del movimento dell’entomofagia
Che quantità di lavoro psicologico è necessario per cambiare le nostre abitudini alimentari?
Questa domanda e la successiva presentano diversi problemi. Il campo dell’entomofagia ha visto recenti e incoraggianti sviluppi tecnologici e imprenditoriali, ma altri aspetti del tema rimangono inesplorati. E’ molto importante che noi riconosciamo e discutiamo i nostri meccanismi referenziali; questo include frasi come “le nostre abitudini alimentari”, e l’uso dei pronomi plurali in generale. L’entomofagia è sicuramente un tema globale, ed è improbabile che tutti coloro che leggono questa intervista siano nati o risiedano in un paese o una regione comunemente indicata come occidentale. La mia ricerca include gli insetti, la cultura umana e gli atteggiamenti in materia di comportamenti normativi nei gruppi di persone. C’è molto di più da dire su questi argomenti. Le azioni commerciali e umanitarie dipendono anch’esse dal riuscire a capire le persone.
Molti ricercatori hanno notato l’intensità con cui la maggior parte delle persone in tutto il mondo preferiscono le loro fonti alimentari ereditate, stabilite dal gruppo-normativo. Anche se alcuni osservatori possono ipotizzare che l’espansione commerciale dell’entomofagia indica uno spostamento della società intera verso l’entomofagia, questo progresso esiste entro limiti rigorosi, perché i consumatori di insetti commestibili rappresentano percentuali molto piccole di popolazione. Il progresso tecnologico e imprenditoriale non porta necessariamente alla accettazione generale. Non ho ancora visto approfondimenti riguardo i criteri con cui potremmo quantificare il potenziale economico, umanitario e ambientale di questo settore; sarebbe meraviglioso poter imparare su questi aspetti dai sociologi, dagli economisti e dagli altri ricercatori.
La società occidentale è psicologicamente pronta ad accettare l’idea di mangiare insetti?
“La società occidentale” è una definizione altamente problematica nel discorso riguardo l’entomofagia. Un esame approfondito dell’entomofagia porta a questioni di identità individuale e di gruppo che resistono alla semplice spiegazione, e quindi sono raramente discussi nella copertura giornalistica (lo stesso si potrebbe dire per le indagini scientifiche). La maggior della copertura dei media copre solo i punti di discussione più comuni:
– la presenza di insetti commestibili nella dieta di molte popolazioni umane in tutto il mondo
– gli attributi nutrizionali ed i benefici fisiologici del consumo di insetti
– le scoperte scientifiche della FAO e/o di altri esperti
– la preoccupazione per la futura sostenibilità della produzione di proteine da vertebrati
– le reazioni negative del pubblico in generale
Trovo le implicazioni filosofiche dell’entomofagia molto più convincenti. Anche se alcune persone potrebbero considerare questi aspetti esistenziali forse troppo esoterici, esplorandoli si può contribuire a creare un concreto e misurabile sviluppo dell’entomofagia.
Le reazioni positive e negative all’entomofagia sono parte di una questione molto più grande, che coinvolge la storia, l’antropologia e gli altri campi delle scienze umane. La globalizzazione, e l’era del colonialismo che si è verificata prima, ha causato la massiccia interruzione di un’ampia varietà di comportamenti umani. In molti casi i comportamenti normativi della società europea si diffondono ad altre regioni. Questo è (ed è stato) un fattore importante nella riduzione sostanziale della pratica dell’entomofagia in molte aree cosiddette ‘“non occidentali’”. In generale, i popoli di quelle regioni tendono ad avere tradizioni ben documentate sul consumo di insetti, ma la perdita di questa abitudine alimentare è altrettanto ben documentata nel corso degli ultimi decenni. Ho coniato un termine -Rigetto della Fonte Alimentare Acquisita (AFSR)- per indicare i cambiamenti culturali che hanno portato i membri di molte comunità tradizionalmente consumatrici di insetti ad abbandonare l’entomofagia, ormai considerata un comportamento primitivo. Questo abbandono della tradizione (l’entomofagia o qualche altra pratica culturale) è estremamente importante.
Allo stesso modo, discutere di “accettazione dell’entomofagia” ci porta a stabilire criteri con cui quantificare il fenomeno. Non è ragionevole affermare che una data società accetta gli insetti come cibo se in realtà solo una piccola percentuale della popolazione la accetta.
Il fattore ‘“disgusto’” è un mix di ragioni economiche (i grandi animali erano e sono più ampiamente disponibili in occidente) e psicologiche? C’è un fattore economico anche nel tabù alimentare, per esempio l’associazione degli insetti con i parassiti delle colture?
Le varie reazioni negative definite come “fattore disgusto” sono una parte essenziale del futuro dell’entomofagia, e richiedono una grande quantità di ulteriori studi. Lo sviluppo relativamente recente di “studi sul disgusto” è utile in questo senso. Il disgusto è un argomento estremamente complicato, e siamo in grado di osservare questo fenomeno attraverso i modi in cui l’entomofagia è rappresentata nei media di tutto il mondo. Queste difficoltà di prospettiva (a riguardo del fatto che gli insetti siano o non siano una fonte alimentare accettabile) rischiano di intensificarsi se le condizioni globali cominceranno a minacciare visibilmente le preferenze alimentari di miliardi di persone. La salute della società dipende dalla costante fornitura di alimenti convenienti e desiderabili, ma il cambiamento climatico antropogenico mette a repentaglio il nostro futuro collettivo e la crescita della popolazione richiederà un rapido aumento della produzione di proteine nel corso dei prossimi decenni. Tutto questo è parte della grande narrativa sull’entomofagia, che collega passato, presente e futuro del genere umano.
Anche se non ho studiato a fondo le esigenze economiche e logistiche della produzione su scala industriale di insetti commestibili, sembra che -rispetto alle fonti convenzionali di proteine- questa industria sostanzialmente non abbia ancora raggiunto la parità per quanto riguarda il prezzo per una data unità di prodotto finale trasformato. Questa è una delle molte difficili questioni che l’entomofagia affronta.
Il food-styling può aiutare a diminuire il disgusto dei consumatori, e quindi, svolgere un ruolo cruciale nella accettazione degli alimenti a base di insetti?
Sì, utilizzando macchinari per le preparazioni alimentari e per trasformare gli insetti in ingredienti, commercializzando prodotti che incorporano la farina di insetto, probabilmente sarà possibile rendere l’entomofagia più accettabile per il pubblico in generale. Tuttavia i progressi nella manipolazione degli ingredienti derivati da insetti non devono indurci a ignorare le tipiche reazioni negative. Claude Lévi-Strauss ha osservato che “il cervello mangia prima della bocca”, indicando che l’accettabilità di un determinato alimento è in definitiva una questione psicologica. Perciò migliorare la tecnica culinaria potrebbe non essere il modo ottimale per favorire l’accettazione di alimenti come gli insetti.
Possiamo fare molto di più per riconoscere e affrontare le ragioni di fondo che portano la maggior parte delle persone nei paesi sviluppati -e percentuali consistenti anche persone in molte nazioni meno sviluppate- a rifiutare l’entomofagia. E’ attraverso l’educazione (riguardo a ciò che gli insetti realmente sono, a come permettono il movimento di energia negli ecosistemi, all’innocuità della stragrande maggioranza delle specie, alla dipendenza dell’umanità dalle loro attività per l’impollinazione, lo smaltimento dei rifiuti, ecc), che abbiamo la possibilità di influenzare positivamente la percezione.
Un vecchio detto: “non si può fare una borsa di seta dall’orecchio di una scrofa”. Nella mente del pubblico in generale in migliaia di città in tutto il mondo, questo vale per gli ingredienti a base di insetti. I cinici rischiano di vedere gli alimenti con ingredienti a base di insetti come tipiche operazioni di cosmesi commerciale o, molto peggio, come tentativi di propaganda per indottrinare le masse. Nonostante il successo di alcuni imprenditori in questi ultimi anni, ho il sospetto che la repulsione pubblica e il rifiuto dell’entomofagia stiano diventando più forti man mano che la necessità dell’entomofagia gradualmente diventa più evidente. Considerando questo, dovremmo creare nuove opportunità per trasformare le nostre percezioni sugli insetti commestibili, che sono esse stesse un indicatore essenziale delle nostre relazioni con la natura. Questa è la funzione dell’educazione. Lo sviluppo della sensibilizzazione all’entomologia potrebbe includere la preparazione di alimenti a base di insetti, e potrebbe trasformare il nostro rapporto collettivo con il mondo naturale.
Sei d’accordo con l’ipotesi che una sempre più spiccata coscienza ambientale sarà il “kickstarter psicologico’” per includere gli insetti commestibili nelle nostre diete?
La preoccupazione per l’ambiente è chiaramente una grande motivazione per interessarsi all’entomofagia. Detto questo, dobbiamo ricordare che gli effetti nocivi della deforestazione, delle estrazioni, dei trasporti, degli allevamenti intensivi, la pesca eccessiva, ecc, hanno continuato a peggiorare nonostante gli avvertimenti sempre più minacciosi da parte della comunità scientifica. Pertanto è ragionevole concludere che la coscienza ambientale non sia una motivazione dominante del comportamento umano, o lo sia esclusivamente per una parte relativamente piccola delle persone.
Secondo la grande maggioranza degli scienziati che hanno pubblicato sull’argomento entomofagia, è molto probabile che parecchie società nei prossimi decenni avranno bisogno sia delle proteine derivanti da insetti che di qualche altra fonte proteica alternativa, per l’alimentazione animale o per il diretto consumo umano. E’ possibile che di conseguenza gli insetti saranno generalmente accettati solo quando le consuete fonti di cibo non saranno più disponibili in quantità sufficiente e a prezzi ragionevoli.
Come accetteremo tutto questo resta da vedere, ma è evidente che alcune società avranno maggiore successo di altre nell’ottenere l’accettazione degli alimenti a base di insetti. Diversi paesi europei hanno cominciato programmi studiati per rendere l’entomofagia più popolare, ed è logico presumere che tali iniziative potrebbero essere molto utili in caso di eventuali cali di disponibilità nel mercato di proteine animali standard. Il corollario è altrettanto vero: le società che abbandoneranno completamente l’entomofagia e le altre fonti alternative di cibo, non avranno beneficio dai loro pregiudizi qualora si verificassero interruzioni nella fornitura dei cibi desiderati.
Mostrare immagini di insetti interi aiuta ad aumentare l’appeal se si tratta di insetti come cibo? O sarebbe meglio nascondere l’insetto e lavorare solo sui concetti?
Anche se non ho studiato l’intreccio tra psicologia e marketing, e quindi non ho l’esperienza necessaria per rispondere a questa domanda, ho il sospetto che l’utilizzo di immagini di insetti interi sarebbe controproducente. Nella società americana tradizionale, per esempio, è comune trasformare le proteine animali rispetto al loro aspetto originale (trasformando una carcassa di pollo processata in “bocconcini di pollo”, la carne di vacca in hamburger, etc.). Pertanto, è ragionevole concludere che sarebbe utile modificare l’apparenza fisica degli insetti e comemrcializzare i prodotti finali senza immagini di insetti.
E’ interessante fermarsi ad osservare la grande varietà di loghi e altre icone già utilizzate tra le aziende e altre organizzazioni operanti nel settore degli insetti commestibili.
Qual è il ruolo di racconti, romanzi, film e cartoni animati nella “creazione di mostri”?
Non vi è dubbio che la maggior parte delle rappresentazioni che i media danno degli insetti in generale, e dell’entomofagia in particolare, tendono a sottolineare gli aspetti negativi, e questo non aiuta. Anche se queste rappresentazioni spesso condannano o deridono il concetto del consumo di insetti, e possono spingere alcune persone anche più lontano dal considerarli come alimento, penso che qualunque tipo di copertura mediatica possa far gioco. Se vogliamo diffondere l’entomofagia dobbiamo continuare ad affrontare il pubblico attraverso tutte le sfaccettature della questione, e “incontrarci nel mezzo”. I media che ridicolizzano l’entomofagia o che propongono il consumo di insetti come un qualcosa di sgradevole (uno standard degli show televisivi) rimangono ancora preferibili a nessuna copertura mediatica, perché anche quell’approccio può avviare la discussione tra i telespettatori. Questo è il motivo per cui ho regolarmente affrontato anche discorsi di “bassa lega” sull’entomofagia nel contesto di show televisivi, tanto quanto i ragionamenti più alti nelle conferenze accademiche.
Qual è il peggiore commento a proposito dell’idea di mangiare insetti che hai sentito da uno studente?
Per più di un decennio ho incluso l’entomofagia nei miei corsi di scrittura di livello universitario, perché il soggetto è ideale per lo sviluppo del pensiero critico. Ho anche offerto insetti al pubblico centinaia di volte. Anche se alcuni studenti e altre persone hanno espresso una serie di commenti negativi, ho scoperto che in contesti educativi e in occasione di eventi pubblici si tende ad essere più ricettivi a nuove idee, o si hanno maggiori probabilità di rimanere educati mentre si rifiuta l’assaggio.
Al contrario, le persone che postano in modo anonimo commenti agli articoli dei media on-line, tendono di gran lunga ad esprimersi con disprezzo, arrivando a includere nel discorso ragioni di classe e persino di razza. In precedenza avevo accennato alle “questioni di identità individuale e di gruppo” e la collezione di commenti che ho raccolto sta a dimostrare il disgusto, l’ignoranza, e la rabbia di alcuni settori dell’opinione pubblica negli Stati Uniti e in altri paesi.
Al TEDx di Cambridge nel maggio 2010, una donna mi si è avvicinata e durante il ricevimento. “Ho quasi pianto durante il discorso” ha detto “Sulla base delle sue argomentazioni, ho capito che gli insetti saranno una parte importante del nostro futuro approvvigionamento alimentare. Ho pensato a mia figlia e ai miei nipoti che dovranno vivere in quel modo!” A quanto pare aveva inteso l’entomofagia come una forma di degrado e di sconfitta. Mi sono scusato per averla sconvolta, ma ancora una volta dico che ci sono idee più grandi in gioco.