Intervista alla Dr.ssa Elaine Fitches, ricercatrice presso l’Università di Durham e Coordinatrice del progetto ProteInsect
Molto brevemente: cos’ è il progetto ProteInsect?
PROteINSECT è un progetto finanziato a livello europeo con lo scopo di indagare il potenziale uso di larve di mosca -allevate su rifiuti organici- come fonte di proteine, nella fattispecie per l’utilizzo in alimenti per animali e come mezzo per ridurre i volumi di rifiuti.
Tutti i giorni nel mio giardino vedo le galline che mangiano vermi e insetti, perché abbiamo bisogno di così tanto tempo e tante prove scientifiche per capire che il pesce e il pollame (per esempio) possono essere alimentati con mangimi a base di insetti?
L’alimentazione è un aspetto critico per il successo e l’economicità dell’allevamento di animali e pesci per il consumo umano. Test approfonditi sono necessari per stabilire se gli insetti sono una fonte nutriente e sicura di proteine (o grassi) per l’uso nei mangimi. I risultati di tali test possono essere utilizzati per informare gli organismi legislativi e aiutarli a decidere se devono essere apportate modifiche alla legislazione. Inoltre questi studi forniscono alle aziende informazioni preziose anche sugli adeguati livelli di inclusione di ingredienti derivati da insetti (grezzi o proteine, raffinati o grassi) negli alimenti per animali.
Molti dicono che l’allevamento massivo degli insetti porterà gli stessi problemi (concentrazione, benessere degli animali, uso di farmaci e agenti chimici, emissioni di metano, etc) che abbiamo oggi nell’allevamento dei bovini (e di altri animali), qual è la sua opinione?
L’obiettivo è quello di allevare insetti su substrati di basso valore; se si considerano i rifiuti derivati dalla trasformazione dei prodotti alimentari e, forse, i letami (se la legislazione lo consentirà in futuro), l’allevamento di massa degli insetti dovrebbe portare alla riduzione dei rifiuti che è un vantaggio per l’ambiente (si consideri il fatto che una grande quantità di terra è attualmente utilizzata per la coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione animale). Quindi: no, non credo che l’allevamento di massa degli insetti porterà agli stessi problemi riscontrabili nell’allevamento del bestiame, dovrebbe semmai ridurli.
Il benessere degli insetti ha certamente bisogno di essere considerato. Oltre alle questioni etiche, come per il bestiame, se gli insetti non sono sani, allora il prodotto derivato dagli insetti non sarà ottimale per l’alimentazione animale … e gli insetti hanno bisogno di essere in buona salute se quello cui punta è l’elevata produttività. Bisogna metter in atto tutte le procedure necessarie (HACCP) per garantire la sicurezza durante l’allevamento e la produzione di mangimi.
Per quanto concernente l’uso di prodotti chimici, non sono del tutto sicura di quello cui ti riferisci: se si fa riferimento all’uso di antibiotici nel bestiame di allevamento, allora non credo che gli antibiotici saranno utilizzati per l’allevamento massivo di insetti, se si fa riferimento ai prodotti chimici utilizzati per crescere/proteggere le colture da agenti patogeni (funghi, batteri e insetti), gli insetti di allevamento dovrebbero effettivamente ridurre anche questo problema.
Facendo riferimento alle emissioni di metano, posso dire che la quantità limitata di ricerca che è stata condotta finora suggerisce che le emissioni di un allevamento di insetti su larga scala avrebbero molto meno impatto ambientale rispetto a quelle generate da un allevamento di bestiame. Tuttavia, questo è un settore che richiede ulteriori ricerche.
Alcuni altri dicono che il mercato dei mangimi a base di insetti sarà presto governato dalle più grandi multinazionali del settore della mangimistica “tradizionale”, è d’accordo con questa previsione?
Nell’industria dei mangimi c’è un enorme potenziale di mercato globale per le proteine derivate dagli insetti, e quindi è probabile che nel lungo periodo le grandi multinazionali domineranno il mercato. Tuttavia, se tali società saranno le quelle che attualmente dominano il mercato “tradizionale” o se saranno nuove imprese resta da vedere.
Qual è il più grande ostacolo tecnico ha incontrato nel ciclo di allevamento?
Un certo numero di sfide tecniche sono state incontrate nella creazione di nuovi sistemi di allevamento in diversi paesi (ad es. Africa e Cina) nel contesto del nostro progetto, ad esempio la variabilità del rendimento di insetti diversi allevati sullo stesso substrato – ma questi sistemi non sono commerciali. La più grande sfida tecnica nella creazione di sistemi di allevamento su larga scala credo sarà nell’automazione del processo di allevamento, necessaria se l’intenzione è quella di rendere la produzione di insetti su larga scala economicamente sostenibile nei paesi sviluppati.
L’impatto della bolletta energetica affrontato da un allevamento di insetti in un paese dove il clima non è adatto, oltre al minore costo del lavoro, offrono un vantaggio di mercato ai produttori con sede in Oriente o in Africa. Potrebbe essere questo il motivo per cui i produttori europei avranno un ruolo marginale in questo settore?
Credo che i progressi nello sviluppo di processi ad alta efficienza energetica e le innovazioni in termini di soluzioni ingegneristiche porteranno alla possibilità di allevare massivamente insetti in modo economicamente vantaggioso in tutto il mondo
Gli imprenditori in questo settore non possono aspettare troppo a lungo prima di iniziare a trarre profitti dalle loro imprese, pensa che questo possa accadere in un ragionevole lasso di tempo?
Non posso davvero dire quanto tempo sarà necessario perché la normativa sia modificata in modo tale da permettere agli imprenditori di iniziare ad avere un profitto, ma ci sono concreti segni di progresso in questo settore.
Qual è la sua opinione sullo sviluppo dell’entomofagia umana nel mondo occidentale?
Credo che con il tempo sempre più occidentali vorranno almeno provare gi insetti commestibili. Che gli insetti siano consumati come la carne o il pesce, e come tali prodotti saranno commercializzati sono i fattori che giocheranno un ruolo importante nel decidere se l’entomofagia diventerà normalmente praticata.