Intervista a Barbara Pollini di Allevamento Etico
Quali sono le attività di Allevamento Etico e quali i presupposti della sua fondazione?
Allevamento Etico é nato, come progetto divulgativo, dalla volontà di dare ai consumatori attenti all’etica e alla qualità del cibo un’alternativa di mercato nella categoria dei prodotti di origine animale. I prodotti di tale origine attualmente reperibili sugli scaffali della grande distribuzione provengono per lo più da allevamenti intensivi, che hanno un sistema molto industrializzato nella gestione degli animali e di tutta la filiera. Per il consumatore risulta quindi complesso trovare quelle produzioni più legate al territorio, di scala minore ma dove si dedica maggiore attenzione al benessere animale e ad una gestione più rispettosa degli animali e dell’ambiente. La volontà del progetto é quella di individuare questo tipo di produzioni, che per fortuna sono presenti sul territorio italiano, segnalandole come alternativa di mercato, ma non solo, anche di raccontarne i metodi produttivi che le contraddistinguono per fare informazione, sia fornendo maggiori dettagli ai consumatori e sia mettendo gli allevatori di questo tipo di produzioni in rete tra loro, per uno scambio di conoscenze e di supporto reciproco.
Recentemente è poi nata l’associazione Amici di Allevamento Etico che si occupa di divulgare queste tematiche, proponendo corsi di formazione per allevatori, giornate di visite in azienda e producendo materiali di comunicazione che possano far conoscere ai consumatori una realtà che esce dagli schemi della grande distribuzione ma i cui valori sono ancora alla base del nostro immaginario sulle produzioni agricole e zootecniche, dove animali e ambiente convivono senza conflitti, in un regime di sostentamento reciproco, a supporto della vita e della biodiversità.
Quante aziende fanno parte del vostro circuito?
Al momento abbiamo recensito 28 aziende, provenienti un po’ da tutta Italia.
Se all’inizio della nostra attività abbiamo individuato noi delle aziende che ritenevamo ottimali per gli standard che andavamo delineando, proponendogli di essere recensite, negli ultimi anni le richieste ci vengono fatte ormai spontaneamente dalle aziende un po’ di tutta Italia.
Quali sono i parametri per definire “etico” un allevamento?
Insieme a veterinari esperti di etologia e benessere animale abbiamo stilato delle linee guida generali e dei disciplinari dedicati alle diverse specie, tutti hanno in comune la conoscenza è la volontà di rispettare i comportamenti etologici tipici dell’animale, quei comportamenti innati il cui impedimento può portare a una situazione di stress (ad esempio una gallina deve poter razzolare, un suino grufolare e una vacca pascolare, questi sono comportamenti innati tra i più conosciuti ma che spesso non sono assecondati negli allevamenti più industriali). Tra le nostre linee guida generali ci sono tutti i punti più importanti per garantire una situazione di benessere all’animale in allevamento, vale a dire: chiediamo che tutta la vita dell’animale si svolga in azienda (allevamento a ciclo chiuso), che vi siano poi un buon rapporto di fiducia con chi si prende cura degli animali in allevamento, l’attenzione ad un’alimentazione corretta e un rispetto dei comportamenti di specie, spazi ampi e strutture adeguate, cure e farmaci prevalentemente naturali e un trasporto al macello di breve durata.
Imparare di nuovo a consumare tutte le parti dell’animale macellato può essere un altro dei contributi che il consumatore può dare al miglioramento generale degli allevamenti?
Certamente lo è! Ma è anche un modo per abbandonare la cultura dello spreco, per riscoprire sapori dimenticati e soprattutto per portare rispetto all’animale che ha sacrificato la propria vita per il nostro sostentamento.
Sentiamo molto spesso parlare di vari tipi di dieta “ideale” –vegana, crudista, vegetariana, paleo, etc.- presentate in qualche modo come tra loro alternative e in opposizione a quelle che prevedono il consumo di carne animale. Pensi che questo antagonismo sia utile?
Più che di antagonismo parlerei di ideologie differenti, alcune di queste diete rispecchino scelte morali prese dai singoli individui, alcune sono invece derive che sembrano avere più a che fare con il salutismo. Non penso si crei un antagonismo che possa nuocere a qualcuno anche perché tendenzialmente sono tutte attente a un’alimentazione più salutare e spero anche rispettosa dell’ambiente e degli animali allevati (escludendo ovviamente i vegani).
L’educazione proposta nelle scuole su questi temi è al momento sufficiente e sufficientemente efficace a tuo parere?
Non penso si faccia abbastanza educazione su questi temi nelle scuole, quando invece riteniamo che sia fondamentale capire sin da piccoli la provenienza del cibo e quando la sua produzione avviene in modo corretto, così che anche loro da grandi possano essere consumatori più consapevoli.
Cosa si può fare –più di quello che già si sta facendo- per fare in modo che il consumatore si renda consapevole dei metodi con cui il cibo viene prodotto e gli animali allevati?
Informarlo! Perché l’immaginario proposto dalle pubblicità sulle produzioni agricole non corrisponde sempre alla realtà aziendale ma molti consumatori ancora non lo sanno e le informazioni non sono mai da trascurare, un consumatore informato é un consumatore che ha il potere di scegliere e di influenzare in modo potente il mercato attraverso le sue scelte. L’etichetta é uno strumento davvero importante che dovrebbe raccontare di più del tipo di allevamento da cui proviene il prodotto acquistato.
Recentemente il mondo occidentale sta guardando a nuove fonti di proteine come gli insetti commestibili. Pensi che l’entomofagia avrà un futuro anche qui in Italia?
Penso di sì, anche se probabilmente avrà più difficoltà ad attecchire rispetto a paesi con una tradizione alimentare meno raffinata della nostra. Un altro fattore da considerare é però la nostra creatività in cucina per cui sono sicura che riusciremo a reinventare anche gli insetti secondo il gusto e la ricercatezza della cucina italiana.
Per soddisfare una crescente richiesta, anche gli insetti dovranno essere allevati in grandi quantità. I parametri di eticità da rispettare possono essere clonati da quelli che proponete per l’allevamento, ad esempio, di bovini o pollame?
Nonostante le categorie di animali trattati oggi (animali da fattoria tradizionale italiana) siano molto differenti dagli insetti penso che alcune delle nostre linee guida generali possono rimanere valide, ad esempio le indicazioni sugli spazi adeguati, la corretta alimentazione, il rispetto delle abitudini etologiche e le cure prevalentemente naturali.
Detto questo c’è molto da studiare sul loro comportamento e le loro abitudini perché, almeno nel contesto occidentale, sono sempre stati studiati come un problema legato all’infestazione e alla compromissione delle derrate alimentari, per cui inizialmente avremo molto da imparare da quelle popolazioni che li allevano tradizionalmente a scopo alimentare, penso quindi serva ancora molta ricerca da fare per definire etico un allevamento di insetti e noi nel nostro piccolo abbiamo già iniziato a fare delle valutazioni in merito, considerando che a breve potrebbe verificarsi una forte impennata di questo tipo di allevamenti.