Intervista con il Pier Paolo Poli e Emanuele Rigato, fondatori di SmartBugs
Dove nasce il vostro interesse per gli insetti?
Emanuele (il mio socio) fin da giovanissimo ha coltivato questa passione e con il tempo è diventato un vero esperto del mondo a 6 zampe…Crescendo a stretto contatto con l’ambiente naturale ha immagazzinato una moltitudine di osservazioni sul mondo degli insetti e grazie al percorso di studi che successivamente ha intrapreso è riuscito a rielaborarle in chiave scientifica e moderna, andando così a creare un bagaglio di conoscenza davvero invidiabile. Quando ci siamo conosciuti sono rimasto colpito da queste conoscenze, e soprattutto dal fatto che provenissero da esperienze vissute direttamente sulla sua pelle che poi andava a validare con lo studio. Mi sono fatto contagiare da questa sua grande passione, ed eccoci qua.
Quando avete iniziato a pensare che gli insetti potevano diventare un campo in cui intraprendere una nuova attività?
Una manciata di anni fa abbiamo cominciato a chiederci come mai, viste le enormi e svariate potenzialità di questi animali ci fossero così poche persone interessate al loro allevamento in larga scala. Se escludiamo infatti l’apicoltura, la bachicoltura e la produzione di varie larve per la pesca non troviamo grosse realtà imprenditoriali che mostrano interesse verso gli insetti. Eppure ci sembrava strano…così tante specie esistenti ed è solo questo quello che di positivo ci possono dare?
Quali sono attualmente i prodotti che SmartBugs commercializza e qual è il vostro “best seller”?
I nostri prodotti si dividono in due categorie: quelli dedicati ad attività ludiche/didattiche e quelli destinati alla terraristica/pesca. I più interessanti sono i primi, attraverso i quali cerchiamo di sensibilizzare gli utenti sull’importanza che hanno gli insetti per l’ecosistema facendo apprezzare da vicino ciò che di straordinariamente bello hanno questi animali.
I nostri best-sellers sono il ButterflyKit (kit con il quale è possibile osservare tutte le fasi di sviluppo del bruco di Cavolaia Maggiore, che una volta trasformato in farfalla verrà liberato) e le Nuvole di farfalle bianche che vengono rilasciate in occasione di matrimoni e altri festeggiamenti (degli “effetti speciali” naturali, ad impatto zero). Per quanto riguarda la seconda categoria produciamo larve e bachi con caratteristiche particolari che coprono alcune nicchie di questi mercati.
Siete interessati anche alla questione degli insetti commestibili?
Certamente seguiamo con interesse la questione anche se (opinione personale) a livello di Paese per quanto riguarda la produzione siamo già rimasti troppo indietro. Probabilmente sarà difficile che qualcuno decida di investire qui piuttosto che nei paesi vicini meno soffocati dalla burocrazia.
L’allevamento di insetti per la produzione di mangimi per animali è il ramo di business che più di altri potrebbe contare su numeri –e fatturati- di proporzioni industriali?
Direi di sì, potrebbe davvero aprirsi un mondo di opportunità. Si andrebbe a creare un nuovo settore, scarsamente impattante a livello ambientale e che recluterebbe forza lavoro a vari livelli di qualificazione. Anche in questo caso però alcuni regolamenti poco chiari potrebbero ostacolare chi sta investendo denaro, idee e tempo.
Il consumo di energia elettrica per garantire agli insetti un ambiente controllato in cui svilupparsi quanto incide percentualmente sul costo finale del prodotto?
Beh, questo dipende molto da come è concepito l’allevamento, dalle specie allevate, dalla tecnologia che si utilizza per il controllo della temperatura, e soprattutto dalle sue dimensioni (più e grande l’allevamento e meno si spende in proporzione). Nel nostro caso mensilmente utilizziamo poco meno di 2000 KW/h, è in effetti una delle spese fisse più influenti.
Che futuro hanno gli insetti commestibili in generale?
In futuro avranno sicuramente un ruolo molto importante. Data la loro incredibile efficienza nel trasformare il cibo che assumono in massa, potrebbero diventare la fonte di proteine animali meno impattante e più economica sul mercato. Resta molto il lavoro da fare per riuscire ad abbattere i costi di produzione, dovuti perlopiù all’elevata manodopera e al dispendio energetico necessario alla creazione del microclima ottimale.
L’insostenibilità del nostro attuale modello di produzione alimentare può portare a un cambiamento che preveda di integrare le nostre diete con proteine provenienti da fonti alternative come gli insetti commestibili?
Sì, sicuramente, anche se probabilmente molti in Europa, quando la carne diventerà “rara”, piuttosto che cibarsi di insetti diventeranno vegetariani.
Quali nuovi progetti avete in cantiere?
Oltre ad andare avanti con i progetti già iniziati per ampliarli e migliorarli, vorremmo concentrare la nostra attenzione su alcune specie di lepidotteri che ad ora abbiamo lascito momentaneamente da parte ma che ci piacerebbe cominciare a produrre in modo continuativo.
Continueremo anche gli studi e gli esperimenti sulle farine proteiche ricavate da insetti.