Intervista ai professori Fabio Verneau e Francesco La Barbera dell’Università di Napoli
Siete tra gli autori del recente studio “L’effetto della comunicazione e le associazioni implicite nel consumo di insetti: un esperimento in Italia e Danimarca”. Potreste riassumercene il contenuto e gli obiettivi?
Il mondo della ricerca sta mostrando negli ultimi anni un interesse sempre maggiore rispetto alla possibile introduzione di insetti commestibili nella dieta occidentale. Da una parte, si sottolineano i benefici individuali collegati all’eccellente profilo nutrizionale delle principali specie di insetti commestibili. D’altra parte, vi sono anche importanti benefici “sociali”, in termini di riduzione di gas serra, risparmio di acqua, riutilizzo degli scarti agricoli e sicurezza alimentare. Gli insetti commestibili sono una fonte di proteine nobili a basso impatto ambientale, anche in termini di deiezioni inquinanti, richiesta energetica e utilizzo della risorsa terra.
Nonostante questi importantissimi vantaggi, gli studi più recenti continuano a mostrare una bassa propensione degli occidentali ad introdurre insetti commestibili nella loro dieta abituale. Ci siamo pertanto chiesti: è possibile influenzare positivamente l’intenzione di mangiare cibo a base d’insetti informando le persone sui benefici individuali e/o sociali di questi nuovi alimenti?
Cosa sono le associazioni implicite in ambito di comportamento alimentare? E nello specifico quando si tratta di mangiare insetti?
In anni recenti, la ricerca psico-sociale sì è molto concentrata sui processi mentali che influenzano il comportamento umano operando al di sotto della soglia di consapevolezza. Strack e Deutsch, in particolare, hanno distinto nell’ambito della mente umana il sistema riflessivo, in cui i comportamenti sono conseguenza di credenze, ragionamenti e decisioni, dal sistema impulsivo, in cui sono depositate una serie di associazioni implicite, sedimentate nel tempo, che collegano direttamente categorie e concetti. L’idea di base è piuttosto semplice: nel momento in cui uno stimolo ambientale (ad esempio un cibo a base di insetti) evoca un concetto o categoria (in questo caso, “insetti”) nella mente dell’individuo si “attivano”, senza che egli debba pensarci, una serie di altri concetti collegati al primo (ad esempio “disgustoso”, “feci”, “decomposizione”, e così via). La ricerca ha mostrato che le associazioni implicite hanno un ruolo rilevante nell’influenzare i comportamenti e le scelte degli esseri umani. Inoltre, il ricorso a misure implicite come l’Implicit Association Test che noi utilizziamo in questo studio, in aggiunta alle tradizionali misure self-report, consente di predire in maniera più accurata il comportamento delle persone.
A quali conclusioni ha portato il vostro studio?
Innanzitutto, è risultato dallo studio che fornire informazioni sui benefici del mangiare insetti migliora la propensione delle persone a farlo. Abbiamo inoltre riscontrato che il miglioramento dell’intenzione verso i cibi a base di insetti persiste per almeno due settimane dopo la fine dell’esperimento. Questo risultato è reso ancora più interessante dal fatto che gli effetti positivi dell’informazione non sono influenzati dal genere, dal livello di educazione, dalla familiarità con il tema e sono sostanzialmente identici in Italia e Danimarca, sebbene si tratti di due paesi con culture alimentari differenti.
Abbiamo inoltre trovato che le associazioni implicite, come ci aspettavamo, influenzano direttamente il comportamento delle persone (mangiare o non mangiare prodotti a base di insetti) senza la mediazione di processi cognitivi deliberativi. È importante sottolineare che, sebbene il ruolo dei processi affettivi e non consapevoli sia stato spesso richiamato dalle ricerche precedenti, il nostro studio fornisce le prime evidenze empiriche sulla questione.
Che ruolo ha la comunicazione quando si tratta di introdurre un alimento nuovo in un contesto culinariamente tradizionalista come quello italiano?
Il ruolo della comunicazione è cruciale, poiché coniuga l’aspetto informativo con quello persuasivo. Oltre a informare le persone, costruisce e modifica i repertori di simboli e immagini cui le persone attingono per i loro universi di significazione, così come per le catene concettuali implicite/automatiche.
Tornando agli insetti commestibili, che ruolo deve avere la comunicazione nel processo della loro accettazione da parte del consumatore italiano, e più in generale europeo?
Il nostro studio è in accordo con le ricerche precedenti nell’affermare che la familiarità delle persone con il tema è un fattore molto positivo rispetto all’accettazione degli insetti quali cibo. La nostra ricerca, inoltre, mette in luce una notevole differenza tra i Danesi, che hanno una maggiore familiarità con l’argomento, provengono da una cultura alimentare più aperta e sono in generale meglio disposti verso i cibi a base d’insetti, e gli Italiani, più tradizionalisti e diffidenti. La comunicazione potrebbe essere gestita non solo dalle aziende, ma anche a livello istituzionale, per assicurare un’informazione completa e trasparente sull’introduzione di insetti commestibili nella dieta, elevando i livelli di consapevolezza e familiarità di tutti i consumatori europei.
Ritenete che promuovere il consumo di insetti utilizzando immagini dell’insetto “tale e quale” sia un fattore che genera maggiore repulsione o che invece contribuisce a “normalizzare” un concetto prima estraneo?
Questo è un punto molto importante. Allo stato attuale della ricerca, però, non è ancora possibile dare una risposta certa. Tuttavia, la nostra impressione è che una comunicazione basata su una corretta informazione relativa ai benefici individuali e sociali, supportata da un’azione prevalentemente iconografica che tenda a rappresentare l’insetto come cibo, modificando l’immaginario simbolico, potrebbe essere la scelta più bilanciata, e avere ricadute positive anche sui cibi “trasformati”, quali farine o integratori a base d’insetti, che sono attualmente i prodotti verso cui i consumatori –secondo la ricerca internazionale- risultano essere meglio disposti.
Il miglior consiglio –in termini di comunicazione- che sentite di dare alle aziende che commercializzano prodotti a base di insetti commestibili nel mercato occidentale?
Dal nostro studio sembra emergere che l’effetto positivo di un messaggio comunicativo costruito sui benefici “sociali” del consumare cibo a base di insetti sia più stabile nel tempo rispetto ad un messaggio costruito sui benefici individuali. Quindi, il primo consiglio che ci sentiamo di dare è di utilizzare entrambe queste aree argomentative nella costruzione di messaggi informativi, magari privilegiando gli argomenti “social”, che potrebbero essere posti sia all’inizio che alla fine del messaggio (effetto primacy ed effetto recency). D’altra parte, come abbiamo visto, i processi informativi che coinvolgono il raziocinio e la consapevolezza individuale non sono né gli unici né, probabilmente, i più influenti fattori che determinano il comportamento delle persone di fronte alla possibilità di mangiare cibo che contiene insetti. È necessario quindi intervenire anche sulle catene di associazioni implicite sedimentate nella mente delle persone. Ad esempio, potrebbe risultare cruciale modificare, attraverso campagne comunicative che utilizzino prevalentemente strumenti interattivi e iconici, l’associazione tra la categoria “insetti” e concetti quali feci e decomposizione, associazione che diversi studi affermano essere molto stretta nell’immaginario occidentale. Al contrario, sarebbe necessario costruire o rinforzare l’associazione tra i concetti di “insetti” e “cibo”, che non sembra allo stato molto solida. Un contesto particolarmente idoneo per mettere in pratica tali strategie potrebbe essere quello scolastico, in cui è possibile intervenire in maniera precoce sui sistemi di atteggiamenti espliciti e impliciti delle persone. In tal senso, la ricerca è solo all’inizio, ma ha una strada promettente di fronte a sé.
Il testo completo dello studio (formato pdf, testo in inglese): The effect of communication and implicit associations on consuming insects_An experiment in Denmark and Italy (grazie ad Elsevier per il libero uso del documento)