Le proteine animali derivanti dagli insetti sono le più facili da produrre.
Gli insetti hanno eccellenti proprietà nutrizionali e sono un cibo altamente sostenibile: per produrre 1kg di grilli serve 10 volte meno cibo che per 1kg di carne bovina. Sono anche più sicuri di altre carni, perché è improbabile che trasmettano malattie agli esseri umani, mentre polli, mucche e maiali lo hanno fatto di frequente. A detta di chi li mangia, sono anche buoni. E li mangiano in moltissimi, tranne gli occidentali.
L’unica ragione per cui non sono diffusi in Nord America ed Europa è il pregiudizio legato all’immaginario e alle abitudini culinarie. Ma siccome l’occasione è ghiotta, da un paio di anni a questa parte alcuni occidentali hanno fondato nuove aziende che trasformano gli insetti in prodotti alimentari: biscotti, patatine, barrette energetiche, pasta. Molto spesso si tratta di prodotti basati su farina di grillo, l’insetto più facile da allevare e che più facilmente supera gli schemi culturali alimentari occidentali.
Attualmente ci sono oltre 150 start-up impegnate nello sviluppo di questo nuovo settore. La maggior parte di esse sono elencate all’indirizzo www.bugsfeed.com/directory. Le multinazionali sono ancora alla finestra, anche se ci sono rumors sulle prime ricerche e finanziamenti (negli USA, soprattutto). Invece i media seguono già da tempo e con molta attenzione il fenomeno. Negli ultimi 12 mesi si contano oltre 500 articoli in lingua inglese sugli insetti da mangiare. Anche gli investitori americani, noti per essere particolarmente dinamici, si sono già mossi. Exo, produttrice di barrette energetiche con farina di grillo, ha ottenuto 1,2 milioni di dollari alla prima ricerca di supporto economico (la cosiddetta fase “seed”) e nella fase successiva ha ricevuto circa altri 4 milioni di dollari da AccelFoods e da altri investitori. Una start up che alleva grilli negli USA, Tiny Farms, è stata finanziata dalla famiglia di Mark Zuckerberg.
Anche in Oriente ci sono diverse iniziative. In Australia sono sorti alcuni negozi online dedicati agli insetti edibili, c’e’ stata e ampia copertura da parte della stampa. In Vietnam, alcune piccole aziende hanno iniziato la produzione di farina. La Thailandia è il paese noto come la madrepatria degli insetti commestibili, ed è attualmente il più grande produttore di grilli d’allevamento del mondo.
I grilli sono gli insetti più facili da allevare e sono anche quelli apparentemente più facili da accettare da parte consumatore occidentale. In Pinocchio, il Grillo Parlante è un personaggio positivo e tutt’altro che mostruoso. E in generale, i grilli assomigliano ai gamberetti, verso i quali non abbiamo alcuna ripugnanza.
In Thailandia ci sono circa 20,000 piccoli allevatori e una produzione di circa 7,500 tonnellate all’anno. Recentemente aziende come Sahakhun Bug Farm, Eco Insect Farming e Bugsolutely si sono aggiunte alla storica Thailand Unique nella trasformazione degli insetti in prodotti confezionati.
La FAO, alcune associazioni, le startup che abbiamo nominato premono per la diffusione degli insetti commestibili, dati i loro vantaggi nutrizionali, ambientali ed economici. Questo porterà gli insetti edibili ad essere the next big thing nel mercato F&B? Secondo una recentissima ricerca (fonte: Lux), è previsto che le fonti di proteine alternative arrivino a coprire un terzo dell’intero mercato delle proteine entro il 2054, condizionando così l’agricoltura, le tecnologie alimentari e gli stessi prodotti alimentari.
Nell’ottobre del 2015, il parlamento Europeo ha introdotto una semplificazione della legislazione relativa alle nuove tipologie di cibi, e lo ha fatto per favorire gli insetti come cibo (purtroppo questa semplificazione sarà attiva solo da gennaio 2018). Per ora, molti paesi, in Europa e in altri stati occidentali, non hanno una normativa e gli enti pubblici (tra cui dogane e sanità) non sanno come intervenire. Fanno eccezione Belgio, Svizzera, Gran Bretagna ed altri che hanno già specificato cosa è permesso e cosa no.
L’FDA statunitense e le autorità canadesi accettano l’allevamento e la commercializzazione di insetti commestibili, se essi sono allevati per il consumo umano, ma più in base al buon senso che a specifiche regole. È chiaro quindi che in questo momento il Nord America sta guadagnando un chiaro vantaggio competitivo nello sviluppo dei prodotti e del mercato, vantaggio che crescerà nei prossimi due anni.
Ma per far crescere il mercato è necessario abbattere la barriera della ripugnanza verso gli insetti. Si tratta chiaramente di una reazione irrazionale, dato che in Italia il formaggio sardo Casu Marzu si mangia con i vermi (vivi, per di più) e a molti questo sembra normale nel contesto di una tradizione locale. Molti in Europa amano le rane fritte, le lumache o parti di bovini e suini che hanno un aspetto non meno “mostruoso” degli insetti, se per mostruoso si intendono certi criteri visivi generati dalle immagini e dalla narrativa (inclusi film, racconti, fumetti, etc.).
Ci vuole pazienza. Le conseguenze virali degli esempi di consumo da parte degli early adopters sono già al lavoro. Serve del tempo per cambiare credenze radicate nella cultura. Il sushi ha impiegato molti anni per diventare una comune pietanza occidentale, per molti era disgustoso. Negli anni 60’, negli USA, il tonno era così disprezzato che spesso i pescatori lo ributtavano in mare.
Un secondo aspetto, probabilmente decisivo, è “nascondere” l’insetto, così come avviene con il resto della carne che mangiamo: l’animale non è riconoscibile dalla parte che viene servita in tavola. L’occidentale non accetta di vedere la testa di un coniglio o una zampa di pollo (una prelibatezza, in Cina) nel proprio piatto. In occidente, i pezzi di animale che vengono mangiati non rendono possibile il riconoscimento dell’animale di cui un tempo erano parte. Si tratta quasi di un’astrazione, che ci allontana dalla realtà e rende più facile assimilare la carne a qualsiasi altro prodotto.
Una ricerca condotta da New Nutrition Business ha confermato questa idea: una farina di insetto ha molte più probabilità di essere accettata dai consumatori.
Le aziende nel settore degli insetti come cibo dovrebbero evidentemente seguire questo approccio eliminando le foto realistiche dell’insetto sul packaging e nel marketing, e trasformando gli insetti in farine o parti di cibi più complessi, nei quali l’insetto è un ingrediente, non il cibo stesso.
“Nel momento in cui mangiare insetti non sarà più fonte di apprensione, il potenziale sarà infinito, grazie alla facilità di produzione delle farine di insetto”, ha dichiarato Ana Day, fondatrice di 4Ento, una delle più note fonti di informazioni sul mondo degli insetti come cibo.
Considerando che già ora vi è potenzialmente una domanda di tutto rispetto (il 35% di un campione di 2,000 consumatori inglesi -fonte: Canadean- si è dichiarato pronto a provare cibi a base di insetti), il futuro delle proteine potrebbe essere davvero diverso da come lo conosciamo ora. Anche negli USA, secondo Blueshift Research: circa un terzo di chi ha risposto ad un questionario comprerebbe un prodotto a base di insetti. Le persone che più facilmente sono pronte a cambiare comportamento alimentare sono nella fascia di età 30-44 anni e reddito compreso tra US$ 25,000 e US$ 49,99.
“Informare le persone è la chiave per sviluppare questa nuova industria alimentare.Un’industria positiva non solo da un punto di vista economico. Darà un grande contributo per salvare il nostro pianeta sempre più deprivato delle sue limitate risorse”, ha aggiunto Ana Day.
Massimo Reverberi (fondatore di Bugsolutely)
Questo articolo è pubblicato nella versione inglese su Food Navigator.