Intervista con il Dr. Ken Tudor, veterinario ed esperto di nutrizione animale
Tre motivi per nutrire i nostri animali domestici con prodotti a base di insetti commestibili?
Il primo è l’aumento del consumo mondiale di proteine. A questo si aggiunge il crescente desiderio globale che i proprietari di animali domestici hanno di nutrirli con le stesse proteine di cui loro stessi si alimentano quaotidianamente. Questo mette drammaticamente sotto pressione la domanda/offerta internazionale di fonti proteiche tradizionali, che naturalmente incide sul loro prezzo.
In secondo luogo, la sostenibilità della produzione di fonti di proteine tradizionali derivate dal bestiame, per soddisfare la crescente domanda si sta avvicinando al punto di non ritorno. Già il 30% della terra nel mondo viene utilizzato per i pascoli e produrre cibo per il bestiame. Il 70% del grano e dei cereali raccolti in tutto il mondo vengono utilizzati per l’alimentazione del bestiame. Il bestiame è un considerevole produttore di gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale.
La diminuzione delle piogge dovuta ai cambiamenti climatici è una vera sfida alla fornitura di acqua in tutto il mondo e si stima che ci vogliono attualmente 2.400 galloni d’acqua per produrre un pound di carne. La conversione del cibo e dell’acqua in proteine è molto più efficiente negli insetti, con una marcata riduzione dell’emissione di gas serra.
In terzo luogo, gli insetti sono onnipresenti, con oltre 1.900 specie commestibili distribuite su una maggiore diversità geografica e climatica. Questo rispetto al numero limitato di specie di bestiame e di pesce, alcune con ristrette limitazioni geografiche, attualmente allevate per ricavarne proteine.
Tre motivi per cui non dovremmo?
In primo luogo ci mancano dati concreti sulla vera digeribilità delle proteine derivate da insetti. I test di laboratorio su proteine e aminoacidi non sono una garanzia che vengano digeriti e assimilati dall’intestino, a causa dell’alta percentuale di chitina presente nell’esoscheletro che potrebbe essere indigeribile. Il fatto che 1/3 della popolazione mondiale includa insetti nella propria dieta non è prova di digeribilità. Oltretutto tale 1/3 vive nei paesi sottosviluppati che hanno alti livelli di malnutrizione e quindi ci si può chiedere se le proteine da insetto migliorino la condizione di malnutrizione o se, nei fatti, contribuiscano a migliorarla.
In secondo luogo, gli attuali metodi di allevamento e di produzione di insetti commestibili per ricavarne proteine destinate ai mercati del petfood sono scarsamente regolamentati, se non proprio per nulla. Negli stadi larvali possono essere ingeriti metalli pesanti e tossine, con cui sono contaminate le fonti di cibo, che rapidamente si concentrano e viaggiano attraverso la catena alimentare, fino agli animali domestici. Crescere in ambienti inadeguati, spesso in coppia con i batteri, potrebbe rappresentare minacce dirette di contaminazione dei prodotti finali
In terzo luogo, senza una regolamentazione favorevole sull’alimentazione con prodotti proteici derivati da insetti, i proprietari di animali domestici che li utilizzano possono essere sanzionati per crudeltà verso gli animali, soprattutto qui negli Stati Uniti.
La nutrizione per gli animali domestici è davvero un enorme mercato potenziale per gli insetti comemstibili. Che tipo di sviluppo possiamo aspettarci nel prossimo futuro?
Credo sia ancora questione di poco tempo prima che gli insetti siano presi in considerazione come un’opzione per diete ipoallergeniche per animali da compagnia. L’industria del settore petfood sta producendo sempre più cibo per animali con proteine non tradizionali, insolite o “nuove”. Per trattare e diagnosticare le allergie alimentari negli animali, i veterinari hanno bisogno di prescrivere cibi con fonti proteiche a cui l’animale non è stato in precedenza esposto. Agnello, bisonte, anatra, cervo, varie specie di pesci sono spesso raccomandati per i pazienti allergici. L’industria dei mangimi ha invaso il mercato con cibi che contengono queste fonti di proteine “nuove”, così gli animali da compagnia già sono stati esposti a queste carni. Ai veterinari sono ormai rimasti carni come canguro, coccodrillo e qualche altra proteina “nuova”. Ma di nuovo le aziende hanno innovato le loro linee mettendo in commercio prodotti con canguro e coccodrillo. Così noi veterinari stiamo lottando per trovare proteine cui i nostri pazienti non siano mai stati esposti, e potremmo dover ricorrere all’utilizzo di fonti proteiche cui i proprietari di animali da compagnia sono emotivamente sensibili come i topi, ratti, gerbilli, criceti, porcellini d’India e uccelli canori.
Quali sono i problemi relativi all’accettazione che questo settore si trova ad affrontare?
Non credo che l’industria del petfood abbia un problema accettazione culturale nei confronti delle proteine derivate degli insetti. Attualmente le aziende sono disposte a utilizzare qualsiasi fonte di proteine per accontentare la clientela e creare domanda. Penso che il più grande, unico ostacolo dell’industria degli insetti sia la fornitura. Le economie di scala saranno necessarie per soddisfare la domanda globale di proteine da insetti per l’alimentazione degli animali domestici, il cui mercato vale 1 Trilione di Dollari, e questo non si può fare con piccole aziende ad alta intensità di manodopera. Gli impianti di produzione dovranno essere sistemi altamente meccanizzati e automatizzati, di facile manutenzione e capaci sterilizzare ad alte temperature. Utilizzando scarti di ristoranti e rifiuti alimentari trasformati come substrati, i produttori di proteine derivate dagli insetti avranno bisogno di sofisticati metodi di controllo della qualità che attualmente non esistono negli standard di settore.
E che dire di quelli normativi?
Senza una mole di ricerche che documenti la digeribilità delle proteine derivate dagli insetti, agenzie di regolamentazione come AAFCO negli Stati Uniti molto probabilmente non concederanno lo status di GRAS (Generally Regard As Safe – Generalmente Considerato Sicuro) a quei prodotti in modo che possano essere utilizzati nell’alimentazione degl animali domestici. Le linee guida di AAFCO sono un ostacolo estremamente agevole da superare, ma le università, l’industria o gruppi indipendenti di venture-capital devono raccogliere la documentazione necessaria.
Cosa si può dire ai proprietari di animali domestici per far loro superare il fattore “disgusto” (che sicuramente l’animale non prova)?
I sostenitori dell’entomofagia stanno alimentando il fattore disgusto. Il marketing deve abbandonare l’idea di associare ai prodotti, al logo aziendale e alla comunicazione promozionale immagini di insetti. I produttori di carne di agnello non mostrano le immagini di dolci cuccioli di pecora vivi per promuovere il consumo di agnello. Sarebbe un suicidio commerciale. Piuttosto sottolineano il gusto, la consistenza e le sensazioni associate al fatto di mangiare agnello. Noi dobbiamo fare lo stesso con le proteine derivate dagli insetti. Promuovere l’alto livello di proteine e grassi essenziali e collegare il messaggio con immagini di uno stile di vita e una cucina raffinata, non con immagini di insetti. Il fattore disgusto così scomparirà.
Ha mai provato a mangiare gli insetti?
Sì. All’età di 10 anni mio nonno mi ha fatto conoscere cavallette fritte e le formiche ricoperte di cioccolato. Ho realizzato per i miei cani ricette casalinghe usando i grilli, e mi sono unito alla festa.
Cosa pensa dell’entomofagia, stavolta riferita agli umani?
Tutti noi già in un certo grado ci abbiamo a che fare. Alcuni onnipresenti additivi e coloranti alimentari sono ottenuti esclusivamente dagli insetti. Non è obbligatorio divulgare queste informazioni sulle etichette degli alimenti, così la maggior parte degli americani o dei consumatori in altri paesi non sono a conoscenza del fatto che consumano regolarmente prodotti al cui interno ci sono insetti. Quando avremo più dati sulla questione della digeribilità, dico: avanti a tutto vapore! Il mondo ha bisogno di proteine alternative sostenibili, e personalmente sono pronto a partecipare alla loro diffusione.