Abbiamo intervistato la Prof.ssa Laura Gasco dell’Università di Torino, Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali, esperta di alimentazione animale con mangimi a base di insetti
In questa intervista cercherò di porle le stesse domande che potrebbe farle un vicino di casa, completamente digiuno dell’argomento e confuso dopo averne sentito parlare per sommi capi.
Ho sentito dire che ci sono leggi e regolamenti che impediscono agli allevatori di utilizzare per i loro animali mangimi a base di insetti, anche quando le specie che allevano normalmente in natura se ne cibano, polli e galline per esempio. Come stanno le cose?
Attualmente, le farine di insetti (o meglio le farine di larve di insetto) sono già impiegate negli alimenti zootecnici in numerosi parti del mondo. Tuttavia, all’interno della comunità europea, il loro uso è ancora vietato anche se oggetto di ampia discussione.
A seguito dell’emergenza BSE (encefalopatia spongiforme bovina), l’uso delle farine di origine animale (le così dette Proteine Animali Trasformate – PAT) è stato vietato nei mangimi per gli animali di interesse zootecnico (regolamento UE 999/2001) con l’eccezione delle proteine idrolizzate. Tale divieto è stato recentemente in parte sollevato e, ai sensi del regolamento UE 56/2013, le PAT derivate da non ruminanti sono state nuovamente autorizzate nei mangimi per l’acquacoltura. In teoria tale autorizzazione avrebbe potuto riguardare anche gli insetti, ma non è così. Infatti, per poter essere integrati nei mangimi, gli insetti devono essere trasformati in farine in conformità con il regolamento sui sottoprodotti di origine animale (reg. UE 1069/2009) e pertanto ottenute in macelli autorizzati. Che attualmente non esistono per gli insetti!
Allo stato attuale, quindi, le farine di insetto, essendo di origine animale, rientrano nella categoria delle proteine animali trasformate (PAT) che, ai sensi del Reg. 999/2001/CE, non possono essere impiegate nell’alimentazione animale.
A fronte del forte interesse suscitato da tali innovative materie prime, anche da parte dei produttori di insetti e dei mangimisti, una modifica del regolamento per autorizzarne l’uso nell’alimentazione dei monogastrici è stata sollecitata. A tale scopo, la Commissione Europea ha richiesto all’agenzia Europea (EFSA) una valutazione globale dei possibili rischi derivanti dall’uso delle PAT da insetto nell’alimentazione. Tal parere è stato recentemente emesso (ottobre 2015) e a livello Comunitario stanno lavorando per apportare delle modifiche del Reg 999/2001. Si rimane quindi in attesa delle decisioni dell’UE.
Attualmente di cosa sono composti i mangimi per gli allevamenti di pesci, pollame e per i mammiferi da carne?
I mangimi completi per gli animali da allevamento sono composti da una miscela di materie prime, che opportunamente integrate assicurano la copertura dei fabbisogni nutrizionali specifici delle diverse specie.
Le materie prime che compongono gli alimenti zootecnici sono tutti i prodotti di origine vegetale o animale che sono ripresi all’interno del Regolamento 68/2013 della Commissione Europea.
A seconda della specie animale alla quale è destinato il mangime, alcune materie prime potranno essere utilizzate, ed altre no.
Nei mangimi per i ruminanti ad esempio, non possono essere utilizzate proteine di origine animale trasformate (PAT) (regolamento UE 999/2001) mentre esse sono autorizzate nei mangimi per le specie di acquacoltura.
E’ vero che gli insetti accumulano nel loro organismo metalli pesanti ed altre sostanze dannose per la salute dell’uomo?
Il recente parere dell’EFSA sui rischi microbiologici, chimici e ambientali che potrebbero emergere a fronte della produzione e del consumo di insetti quali food e feed, ha sottolineato la mancanza di informazioni sull’effetto e sui possibili pericoli dell’uso di mangimi contenenti farine di insetti sugli animali allevati e ha evidenziato come scarsi siano i dati scientifici sull’accumulo di patogeni e contaminanti negli insetti allevati.
E’ stato riportato in letteratura che alcune specie di insetti possono accumulare contaminanti quali metalli pesanti oppure servire da vettori per funghi, parassiti o batteri. I rischi derivanti dalla presenza o dal possibile accumulo di tali sostanze è però da legarsi strettamente alle modalità di conduzione dell’allevamento degli insetti ed ai substrati utilizzati.
In questo senso, il mantenimento di adeguate condizioni igienico sanitarie nonché l’attento controllo dei substrati utilizzati in allevamento, dovrebbe garantire la sicurezza della materia prima “farina di insetti”. Tuttavia, proprio per via delle scarse informazioni disponibili in merito, l’EFSA ha caldamente raccomandato nuove ricerche tese ad approfondire le conoscenze a riguardo.
E’ opportuno sottolineare come, all’interno della legislazione europea, gli insetti potranno essere considerati animali da allevamento e come tali dovranno sottostare ad una serie di regolamentazioni che ne garantiranno la sicurezza e la bontà igienico sanitaria. Ad esempio, per poter essere utilizzate come materie prime, le farine di insetto dovranno soddisfare i requisiti della direttiva CE 2002/32 relativa alle sostanze indesiderabili nell’alimentazione degli animali che imposta i livelli massimi ammissibili di contaminanti come i metalli pesanti.
Se gli animali si alimentano di insetti, ci sono rischi di qualche tipo per l’essere umano che mangia gli animali?
Anche in questo senso i dati scientifici disponibili sono scarsi. Le ricerche condotte fin ora hanno riguardato principalmente valutazioni dei parametri di accrescimento e di qualità dei prodotti attenuti da animali allevati con mangimi contenenti farine di insetto. I principali rischi potrebbero derivare da un accumulo di sostanze indesiderate – presenti nei substrati di allevamento – negli insetti e l’eventuale loro integrazione nella catena alimentare (farine di insetti – mangimi – animali – uomo).
In questo senso uno studio di valutazione di rischio (risk assessment) è altamente auspicabile.
Per farne farina, gli insetti vengono lavorati interi o ci sono degli scarti? Gli scarti si possono utilizzare in qualche altro modo?
Generalmente gli insetti (o meglio le loro larve) vengono trasformate per farne farina da integrare nei mangimi. Possono essere quindi completamente utilizzati e in questo senso, non ci sono scarti. E’ stato anche messo in evidenza come, dalle larve di insetto si possano ricavare numerosi prodotti che trovano tutti un uso diverso. Ad esempio, le larve delle specie di insetto che attualmente vengono considerate maggiormente promettenti per la mangimistica, tendono ad accumulare notevoli quantità di grassi il che può essere un problema in mangimistica. I produttori di farine di insetti si stanno quindi orientando verso un processo di trasformazione che estragga l’eccesso di grasso e permetta di ottenere una farina altamente proteica. Il grasso estratto può anch’esso trovare uso in mangimistica animale oppure può essere utilizzato per produrre biodisel. Analogamente, la chitina delle larve può essere estratta e utilizzata nel settore farmaceutico o trova applicazioni biotecnologiche che ne aumentano notevolmente il valore.
La farina ricavata dagli insetti verrebbe mescolata ad altri ingredienti o da sola è sufficiente per nutrire gli animali?
Al fine di garantire la copertura dei fabbisogni nutrizionali delle specie alle quali le farine di insetto saranno somministrate, esse verranno mescolate con altre materie prime.
A che punto sono gli studi che state facendo?
Abbiamo iniziato a lavorare con le farine di insetto nel 2012. Durante un viaggio di studio in Cina ho avuto modo di visitare un allevamento di insetti (Tenebrio molitor) e, dopo aver ottenuto l’autorizzazione ministeriale all’importazione ed acquistato una quantità sufficiente di farina, abbiamo iniziato delle prove di allevamento presso le strutture di ricerca del DISAFA.
L’inizio delle nostre ricerche è stato caratterizzato da una scarsità (per non dire assenza) di finanziamenti in quanto l’argomento era, in quel momento, troppo nuovo per l’Italia. Non ci siamo lasciati scoraggiare e, grazie all’attuazione di una “rete di ricerca” siamo riusciti ad iniziare le prove su diversi fronti. Il network di ricerca (al quale io sono molto affezionata) era composto da diversi Dipartimenti Universitari (Torino, Firenze, Napoli, Camerino, Insubria), dall’ISPA-CNR nonché dall’Istituto Zooprofilattico di Torino. Tutti ricercatori accomunati dalla stessa passione (la ricerca) e la stessa certezza: gli insetti rappresentano una delle possibili future alternative proteiche per l’alimentazione animale.
Con loro è iniziata l’avventura insetti che ci ha permesso di effettuare delle prove di alimentazioni di specie ittiche (trota, spigola e orata) ed avicole sostituendo le fonti proteiche convenzionali (farina di pesce e farina di estrazione di soia) con livelli crescenti di farina di Tenebrio molitor. Grazie a queste prime sperimentazioni abbiamo partecipato alla prima “International Conference Insects to Feed the World” che si è tenuta in Olanda (dove sono molto avanti su questa tematica) nel 2014 portando ben 7 lavori e suscitando l’interesse di numerosi gruppi di ricerca internazionali. Ciò ci ha consentito di estendere il network di ricerca oltre le frontiere italiane.
Grazie ad un finanziamento ottenuto dalla Regione Piemonte nell’ambito del PSR (PSR 2007-2013, Misura 124 – Progetto PIAS: Proteine da Insetto in Avicoltura Sostenibile) abbiamo continuato le nostre valutazioni sulle specie avicole (polli a rapido accrescimento e polli ad accrescimento intermedio).
Parallelamente, grazie alla collaborazione con una ditta tedesca produttrice di Hermetia illucens (Hermetia Baruth GmbH) abbiamo iniziato a lavorare con la farina di questo insetto dittero (a diversi livelli di sgrassatura e tenore proteico) sia sui pesci che sui polli realizzando prove di digeribilità ed alimentazione.
Siamo anche coinvolti in prove di allevamento di Tenebrio ed Hermetia su diverse tipologie di biomasse organiche (scarti ortofrutticoli o delle trasformazioni agroindustriali) al fine di valutare i cicli di allevamento nonché l’influenza sulla composizione finale delle larve. L’interesse per queste ricerche è anche legato alla problematica dello smaltimento. Infatti sovente tali biomasse sono smaltite come rifiuto generando un costo per le aziende (smaltimento) oltre che per l’ambiente (inquinamento). La capacità degli insetti di essere allevati su tali substrati trasformandoli in preziosi nutrienti alimentari per gli animali (Feed) rappresenta sicuramente una grande opportunità economica ed ambientale. In questo senso, a novembre del 2015 abbiamo presentato un progetto di ricerca nell’ambito del bando della Fondazione CRC e siamo in attesa degli esiti.
L’interesse per questa tematica è crescente e anche in Piemonte iniziano a svilupparsi realtà imprenditoriali vocate all’allevamento degli insetti con finalità Feed e la collaborazione tra Enti di ricerca e imprenditori è di fondamentale importanza per avvicinare il mondo scientifico con quello produttivo.
Per il 2016, grazie anche all’allargamento del gruppo di ricerca ad altre università italiane (Viterbo, Udine, Piacenza, Milano) abbiamo intenzione di continuare le valutazioni di farine di Hermetia illucens sempre maggiormente sgrassate (tenore lipidico residuo di circa il 5% e proteico pari al 65%) nonché di Tenebrio molitor grazie anche alla collaborazione con Ynsect, compagnia francese produttrice di questo tenebroide. Proveremo anche substrati contaminati per l’allevamento delle larve e effettueremo delle valutazioni di rischio anche nell’ottica di dare risposte ai quesiti posti dall’EFSA.
I progetti sono molti (pesci, polli, suini) e l’entusiasmo non manca. Speriamo arrivino anche i finanziamenti che, come si suol dire, aiutano.