Abbiamo intervistato Giorgia e Matteo di VivereVietnam.
Avete vissuto in Vietnam, che tipo di rapporto hanno con l’entomofagia i nostri concittadini che risiedono lì?
Abbiamo lasciato il Vietnam il giugno scorso, ma parliamo con grande piacere di quel Paese che ci ha accolti.
Gli italiani che abbiamo frequentato ad Hanoi hanno un rapporto di “curiosità” nei confronti dell’entomofagia. Dopo un sentimento di repulsione iniziale, si sono sentiti attratti dalle “prelibatezze” locali e si sono avvicinati all’entomofagia, apprezzandola, ma non ricercandola.
Avete imparato anche voi questa nuova consuetudine alimentare o il disgusto ha prevalso?
Ci siamo avvicinati all’entomofagia, in particolare, provando cavallette e larve, ma non è diventata una nostra abitudine alimentare. Le larve hanno una consistenza strana, hanno questo involucro che appena masticato ti esplode in bocca. Non è una bella sensazione. Le cavallette sono croccanti e il sapore non è male.
Avete amici italiani che abitano in Vietnam che invece hanno sviluppato una passione per gli insetti commestibili?
No. C’è chi li mangia, ma senza avere una particolare passione per gli insetti.
Per quello che vi appariva camminando per le strade, in Vietnam gli insetti commestibili riescono a muovere numeri economici importanti?
Crediamo di no.
Gli insetti si trovano, si mangiano, ma non sono così ricercati e così apprezzati; a nostro avviso, si tratta di un cibo come un altro e non muovono numeri economici importanti. Ovviamente, nulla di certo, perché ci basiamo solo sulla nostra percezione.
Pensate che un alimento come gli insetti possa fare breccia nella quotidianità alimentare degli italiani?
No. È lontanissimo dalle nostre tradizioni, è difficile che questo alimento possa far breccia sulle tavole italiane. Certo, nei secoli tutto è possibile, ma crediamo che soltanto nel lunghissimo periodo sia possibile accettare un tipo di cibo così diverso, a meno che non accada qualcosa che ci obblighi ad introdurlo nella nostra dieta.
Pensate che, rispetto a quelli prodotti altrove, alimenti italiani a base di insetti allevati e lavorati in Italia possano avere maggiore appeal per i consumatori di paesi in cui l’entomofagia è già diffusa?
No. Perché un Paese come il Vietnam dovrebbe comprare insetti “italiani”? Il Vietnam già apprezza la pasta, la pizza, prodotti radicati nella nostra cucina. Gli insetti non acquisterebbero appeal solo per il fatto di essere italiani, in quanto non sono parte della nostra tradizione. Altrimenti dovremmo chiederci perché non esportiamo tofu in Vietnam, nonostante l’Italia produca soia.
Poi, diventassimo anche produttori di insetti, dovremmo essere in grado di lavorarli secondo i gusti dei Paesi importatori e non secondo un ipotetico standard di italianità. Il riso italiano e i risotti non hanno grande successo in Vietnam, nonostante questa nazione sia una grande consumatrice di riso. Il motivo è che la qualità del riso e il modo di cucinarlo e condirlo in Vietnam sono diversi da quelli italiani e l’etichetta del “Made in Italy” non basta a rendere tutto appetibile.