Abbiamo intervistato il Prof. Gianluca Tettamanti, Professore Associato all’Università dell’Insubria nel Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, responsabile del progetto InBioProFeed per la bioconversione di rifiuti vegetali mediata da insetti.
Può spiegare in cosa consiste concretamente il progetto InBioProFeed?
Il progetto esamina la fattibilità di allevare la mosca nera soldato (Hermetia illucens), su substrati che sono vegetali di scarto forniti da mercati ortofrutticoli all’ingrosso, quali i Mercati Generali di Milano.
Il progetto copre tutte le fasi per la creazione di una nuova filiera produttiva basata su questo insetto: la raccolta dello scarto vegetale, la sua trasformazione in substrato per l’allevamento delle larve, il trattamento degli insetti per la produzione di mangime per trote fino alla verifica delle sue performances nutritive in un impianto di acquacoltura.
Come è nata l’idea di avviare questa sperimentazione? C’è stato uno stimolo da parte di qualche azienda, Associazione o Istituzione?
L’idea è stata spontanea.
Avevamo interesse per questa applicazione degli insetti e abbiamo iniziato a ragionarci concretamente dopo un contatto preventivo con SOGEMI (che gestisce anche i Mercati Ortofrutticoli di Milano).
Poi abbiamo deciso di partecipare con l’idea ad un bando di Fondazione Cariplo, e fortunatamente è andata bene. Il finanziamento per il progetto è pari a 300.000 €.
Quali sono le principali difficoltà da superare?
Le difficoltà sono elevate.
Per prima citerei la mancanza assoluta di letteratura riguardo i substrati su cui far crescere le larve e sulle ripercussioni che la loro modifica può avere sulla crescita degli insetti e quindi sui risultati dell’intera operazione.
Poi la ricerca dei marcatori, uno degli obiettivi finali e principali del progetto, perché anche qui manca la letteratura e non sono state fatte analisi approfondite.
Sicuramente ne affronteremo molte altre, il progetto è composto infatti di cinque fasi che si articoleranno nel corso di tre anni ed è partito solo a Marzo 2015.
Si sono manifestate evidenze di particolari problematiche nella gestione di un allevamento massivo di insetti?
Gli insetti sono creature molto sensibili alle variazioni della dieta, dell’habitat e delle sue condizioni.
I parametri da monitorare sono davvero molti e le variabili altrettanto numerose.
Le principali sono la temperatura, il tipo di substrato, l’umidità. Anche l’illuminazione è ovviamente fondamentale, soprattutto per permettere agli insetti di portare a termine il loro ciclo vitale, rendendo autonomo l’impianto che li alleva.
Poi ci sono gli eventuali rischi microbiologici collegati agli insetti -al riguardo tra l’altro si è recentemente espressa anche EFSA (European Food Safety Authority)- e agli insetti allevati intensivamente, su cui c’è assoluta penuria di precedenti e di riferimenti. Anche questo è uno dei temi che analizzeremo nel corso del progetto InBioProFeed.
Aggiungo che il trasferimento dei processi dalla piccola scala sperimentale alla larga scala industriale comporterà sicuramente delle altre problematiche che andranno risolte per avere un allevamento efficiente e redditivo, che non sia costretto a fermarsi al primo ostacolo incontrato dopo la fase sperimentale.
Anche i trials con le farine di insetto da utilizzare nella piscicoltura partiranno successivamente.
Sì, dopo aver messo a punto le fasi di allevamento degli insetti e della ricerca dei marcatori.
La sperimentazione sulla trota iridea partirà tra circa un anno e mezzo, e sarà effettuata attraverso la somministrazione di mangimi a vario grado di sostituzione, che avranno quindi diverse percentuali di farine derivate da insetti nella composizione.
Valuteremo attentamente diversi parametri, tra cui il fattore di crescita ed eventuali problemi metabolici dei pesci.
Il trattamento dei rifiuti ortofrutticoli attraverso la mediazione degli insetti che vantaggi porta?
Sicuramente una riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire (i Mercati Ortofrutticoli di Milano ne producono circa 1.300 tonnellate l’anno) e la loro trasformazione in proteine poi destinate alla produzione di mangimi per animali.
La bioconversione mediata da insetti andrebbe effettuata presso impianti specifici o è in qualche modo adattabile a quelli che già attualmente trattano il rifiuto organico?
Stiamo procedendo in questo secondo senso, anche per una questione di economicità del processo di bioconversione. È infatti più vantaggioso –anche a livello logistico- affiancare il trattamento mediato da insetti ad un impianto già esistente ed autorizzato a trattare quel tipo di rifiuto, piuttosto che conferire il rifiuto come substrato ad un allevamento industriale di insetti.
Può anche essere che si formino delle sinergie tra allevatori e gestori per cui una parte del ciclo vitale degli insetti si svolga interamente presso l’impianto di trattamento rifiuti.
La bioconversione è applicabile anche alla frazione umida dei rifiuti domestici, per esempio, o servirebbe una preselezione a monte? Il rifiuto che esce dai Mercati Ortofrutticoli è infatti molto omogeneo.
Questo è un problema di non facile soluzione.
Il rifiuto organico domestico –il classico sacchettino dell’umido- non è altrettanto omogeneo e vi si getta normalmente un po’ di tutto, magari anche medicinali o altre sostanze che contengono elementi potenzialmente nocivi per l’uomo.
Recentemente un collega ha fatto uno studio sulla composizione del rifiuto organico di origine domestica nelle grandi città e i risultati hanno evidenziato proprio questo tipo di rischio.
Gli insetti non avrebbero problemi a decomporre anche quel tipo di rifiuto non omogeneo, il punto è che i potenziali inquinanti nocivi finirebbero poi nelle farine che vengono date agli animali, che noi mangiamo.
E’ un fattore di rischio che al momento non è possibile gestire, e i substrati devono essere assolutamente sicuri da questo punto di vista.
Certamente non è il suo campo, ma vede un futuro commerciale oltre la fase sperimentale che possa avviare effettivamente un business?
Assolutamente sì.
Già si sta muovendo qualcosa e i campi di applicazione sono molteplici.
Adesso, visto anche il recente voto del Parlamento Europeo sulla normativa Novel Food, speriamo vengano stanziati fondi per la ricerca su questi e tutti gli altri temi collegati agli insetti, commestibili e non commestibili. Questo è un aspetto fondamentale, perché dalla ricerca arrivano risorse in termini di tecnologie e know-how che sono preziosissime anche per il settore economico e per gli imprenditori che, avvalendosene attraverso collaborazioni con le Università, possono dare vita ad una filiera capace di creare ricchezza, innovazione e posti di lavoro.