Intervista a Marco Ceriani, fondatore di Italbugs ed autore del libro “Si fa presto a dire insetto”.
Come e quando sei venuto a contatto la prima volta con l’idea degli insetti come cibo e fonte alternativa di proteine?
In Thailandia nel 2008, mi trovavo a Bangkok come responsabile della nutrizione della Nazionale Italiana di Muay Thai. Nei camp di allenamento vedevo gli atleti thai cibarsi con strani integratori. Scoprii presto che erano insetti! Per loro si tratta di un alimento proteico fortificante, del resto lo era già per egiziani, greci e per i soldati dell’Impero Romano.
Cosa puoi dirci dei prodotti derivati dagli insetti su cui punti per lo sviluppo commerciale di Italbugs?
Italbugs è una start up di ricerca con sede al PTP Science Park di Lodi, ha diverse linee di studio per lo sviluppo di prodotti alimentari innovativi (a proposito, il primo prodotto che uscirà dal nostro laboratorio ‘Willy Wonka’ sarà presentato a Lodi il 12 dicembre, una sorpresa di Natale!).
A parte quelli normativi, che ostacoli state incontrando nello sviluppo dell’azienda?
All’inizio (qualche anno fa) il progetto ha incontrato molte resistenze e perplessità, ma da quando abbiamo ricevuto il sostegno del maggior parco scientifico d’Italia sull’Agrobusiness, le cose vanno meglio. Dopo le recenti aperture normative i media ci dedicano molta attenzione. Forse anche perchè siamo il primo progetto industriale basato sulla ricerca scientifica che può vantare un team completo e davvero impressionante per competenze (entomologi, biologi, nutrizionisti, media e web manager, food designer e chef).
Quali saranno le applicazioni più interessanti, in termini di business, dei prodotti derivati dagli insetti commestibili?
Vedo molto bene, per la matrice alimentare derivata da insetti, i prodotti nutraceutici e il feed, ma solo se derivato da ricerca nei settori della sicurezza alimentare.
Hai fondato anche una Associazione, Italbugs Farmer Association: quali sono gli obiettivi?
La funzione dell’Associazione è quella di dialogare con un pubblico più vasto che appoggi i temi della FAO (che sono poi stati ripresi da Slow Food, Expo e questa estate persino dal Santo Padre) per un cibo sostenibile, sicuro e nutriente. Non solo insetti quindi ma anche alghe, funghi, pesci. In pratica tutto ciò che è piccolo, inquina meno e converte meglio il mangime in nutrienti.
Pensi sia opportuno nasca una Associazione che comprenda tutti gli operatori della filiera, magari come costola di altre Associazioni Nazionali già strutturate e con rapporti stabili con le Istituzioni di riferimento?
Non saprei, nel nostro paese siamo sempre tutti contro tutti.
In questo ambiente, come in molti altri, c’è chi studia e lavora e chi copia. Il pericolo che vedo è che i pochi furbi possano rovinare il mercato dei tanti.
Una Associazione dialogherebbe certamente meglio con i Legislatori, ma su questo aspetto il Progetto di Umanitaria (Libro bianco sugli insetti presentato in Expo) è ben fatto e anche noi di Italbugs abbiamo portato il nostro contributo in termini di idee.
Cosa pensi di un Marchio di Qualità per “l’Insetto Italiano”?
Il marchio di qualità oggi non può più essere solo un logo o un simbolo, noi stiamo lavorando da tempo sul DNA controllato come metodica scientifica di validazione per la matrice alimentare da insetto.
Come sarà questo settore tra quindici anni?
Tra 15 anni? Spero di esserci ancora!
Scherzi a parte sarà un settore sviluppato e comune, un cibo come un altro. Noi italiani come cibo informale avevamo la trattoria e la pizza, oggi involtini e nuvole di drago, kebab e sushi… sono in arrivo insetti, alghe e meduse.
Qualcuno può certamente pensare “meno male non ci sarò” ma quello che è importante sapere è che già oggi il cibo della tradizione non esiste più: i pesci mangiano soia come i trattori, i polli le farine di pesce.
Cosa consiglieresti ad un imprenditore che volesse investire in uno dei rami della filiera degli insetti commestibili?
Il consiglio che posso dare è…di telefonarmi!
Seriamente: si tratta di un business colto, senza ricerca e idee serie non si va da nessuna parte. Capannoni e terreni non sono tutto, anzi sono davvero poco!