Abbiamo intervistato la Dottoressa Elisabetta Francescato, titolare di Entomon, società che si occupa di problematiche legate agli insetti e al loro impatto sulla salute umana.
Più precisamente, quali sono i campi in cui opera Entomon?
La commercializzazione di estratti di origine entomologica come base per trattamenti medici, per la cosmesi e altri usi. I nostri prodotti destinati alla terapia per la prevenzione delle allergie sono certificati e caratterizzati da particolare purezza.
Ci occupiamo anche di analisi su vari prodotti entomologici, di inseminazione artificiale, di organizzazione di conferenze e seminari, e forniamo materiale didattico, per manifestazioni a tema e per lo spettacolo.
Dove reperite gli insetti che utilizzate per le vostre produzioni?
Principalmente abbiamo a che fare con insetti che pungono, quindi api, bombi, vespe.
Io stessa allevo le api e collaboro con gli apicoltori e le loro associazioni. Acquistiamo i bombi da aziende che li allevano per essere utilizzati nell’impollinazione. Catturiamo invece le vespe in natura.
Più recentemente abbiamo sviluppato collaborazioni con degli allevatori di bombi che riescono a fornirci i soggetti provenienti da colonie in cui la regina è morta, e che andrebbero altrimenti eliminati.
Quindi i vostri fornitori, Natura compresa, producono in Italia?
Esattamente.
C’è però anche una ragione medico-scientifica.
Esistono da tempo estratti di questi insetti per scopi terapeutici allergologici, soprattutto negli Stati Uniti, il fatto è che noi europei –ad esempio- abbiamo principalmente sviluppato reazioni allergiche verso le specie di insetti che troviamo in Europa perciò per noi è fondamentale avere a disposizione gli estratti proprio di quelle specie.
Se ci fossero allevamenti italiani specializzati nella produzione su larga scala degli insetti che utilizzate?
Il fatto è che siamo l’unica azienda italiana specializzata e l’unica anche in Europa.
Al momento tutta la nostra produzione è assorbita da un unico committente, anche se stiamo investendo sull’espansione del nostro mercato attraverso nuove formulazioni.
Quindi non vede un mercato in questo senso, inteso dal punto di vista di un potenziale imprenditore che volesse investire nel settore dell’allevamento degli insetti?
Direi di no.
La nostra azienda è posizionata in una nicchia della nicchia, per così dire. Non vedo grandi margini o aumenti esponenziali dei quantitativi di insetti da allevare. Anche perché come scritto sopra le specie allevabili (api e bombi) ci sono già mentre quelle non allevabili (vespe) ovviamente …. non si possono allevare.
Per quanto riguarda un discorso sul campo medico allargato, naturalmente è difficile prevederne gli sviluppi nel breve termine.
Tolga il camice per un momento e mettiamoci in un’ottica diversa, più quotidiana.
Come vede questo fatto del mangiare insetti?
Ne ho esperienza diretta dal momento che mio figlio ha recentemente concluso gli studi all’Istituto Alberghiero e si sta impegnando per costruirsi una carriera di chef. È affascinato da tutto quanto sia ricerca e sperimentazione in cucina, da molte idee nuove che vengono soprattutto dai paesi del nord Europa, penso all’attività del Nordic Food Lab in Danimarca ad esempio.
E’ anche molto interessato alla questione dell’entomofagia e della trasformazione degli insetti in piatti innovativi oltre che come fonte di proteine alternativa a quella della carne, e proprio su questo ultimo aspetto ha incentrato l’argomento a piacere discusso all’esame di maturità.
Personalmente non credo che mangiare insetti diventerà una pratica diffusa in un paese come l’Italia, così ricco di tradizione culinaria e di diversità di cibi. Gli italiani avranno certamente la curiosità di provare nuovi sapori e fare magari un’esperienza diversa, ma non credo si andrà oltre nel senso di farne una componente della cucina quotidiana.
Sicuramente ci sarà anche chi invece integrerà la sua dieta con un consumo regolare di insetti. Un po’ come gli amanti del sushi fanno col pesce crudo, per esempio.
Quindi vede uno sviluppo per gli allevamenti di insetti in Italia?
Nonostante queste considerazioni di ordine gastronomico, rimane sempre valido il ragionamento sull’utilizzo degli insetti come fonte di proteine e altri elementi essenziali.
E’ evidente che produrre le proteine animali necessarie ad una popolazione globale in continua crescita con i metodi utilizzati oggi –e mi riferisco agli allevamenti della carne- non è pensabile e tanto meno sostenibile. In questo senso, date le quantità di insetti che un mercato globale potrebbe richiedere, penso che questo settore potrebbe avere notevoli sviluppi.